Nascita: 21.09.1923
Morte: 4.8.2020
La presenza dell’uomo
nel mondo
Se fin dal suo inizio la storia della vita ha uno scopo,
e lo scopo più alto è l’uomo, nostro compito è quello
di partecipare al progetto, non certo di contrastarlo.
O siamo il risultato di un progetto che non aveva in
mente di produrci e non si aspetta da noi nulla di
speciale .
Così, vezzeggiando con Dio e con la Storia, ci si
domanda dov’era il disegno primario: nella mente di Dio
-al centro, cioè, del paradigma assoluto dell’ordine- o
nelle primitive e incidentali variazioni molecolari
prodottesi lungo il fiume perenne della Storia?
Il biologo molecolare francese Jacques Monod,
premio Nobel per la medicina, in un saggio
molto noto e molto saccheggiato,
Il caso e la necessità, rispose che
qualsiasi avvenimento di oggi non aveva, a priori,
nessuna possibilità di verificarsi; ma poiché nell’Universo
deve pur accadere qualcosa, ogni mutamento è un caso, a
priori, e diventa, a posteriori, una necessità. Quanto a
noi, non si è gettato un dado è d’un colpo è apparso
l’uomo, si è tirato miliardi e miliardi di volte l’equivalente
di un dado. Vale a dire che, partendo da organismi primitivi
presenti in natura, si sono verificate mutazioni per un
indicibile numero di volte, e da quelle innumerevoli
mutazioni solo un’infima parte è sopravvissuta per
creare la biosfera e l’insieme degli esseri umani. Tra
questi, l’uomo non è il frutto di un caso: è il risultato
di un’immensa catena di casi che si estende su almeno
tre miliardi di anni, e che si sono organizzati, appunto,
dietro la necessità.
= = =
In una successiva pagina riporteremo l’idea opposta dell’antropologo britannico George Simpson, che pur accettando l’idea che la vita non sia qualcosa di diverso da ogni altro aspetto della natura, e che l’uomo non costituisca affatto il modello centrale del vitalismo, replica diversamente. Il testo di cui sopra è ripreso dal libro di Zavoli "la questione".
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