Si potrebbe mai immaginare, specialmente fra noi che viviamo nel terzo millennio, che la bellezza può sussistere, può venire all'uomo da un pezzetto di tavola che riporta una figura ? dall'Icona? Se dovessimo infatti chiedere a chiunque trascorre giornate intere nelle piazze di Sicilia a discutere, leggere giornali, dibattere di politica e/o di cronaca, cosa prova visionando una Icona, ci verrebbe detto che da una tavola di legno, sia pure dipinta, possono venire fuori semplicemente delle assurdità.
Rientrando su un diverso terreno e con un diverso approccio, sappiamo invece che l'Icona è un luogo, una finestra della teologia che consente alla parola, al messaggio espresso in immagini e nella bellezza, di dare senso e compimento alla parola, alla riflessione.
Su un libro è capitato di leggere che, in greco, diavolo si dice dia-bolos e che il contrario di esso è sym-bolos che in italiano sta per simbolo (=ed il simbolo è ciò che unisce). Simbolo sta a significare qualcosa in più di segno, allegoria, in quanto esso si propone di riportare la presenza di quanto il senso rivela.
L'Icona è quindi il simbolo di una Presenza, il luogo luminoso (=bello) della Presenza.
E' ovvio che una immagine non è nient'altro che una immagine. Ma l'Icona è una immagine che testimonia un ordine di lettura, un'immagine conduttrice che si rivolge ai sensi e che si propone di far riconoscere una Presenza. Vuole essere la rappresentazione offerta alla contemplazione, aperta allo Spirito del credente.
(Segue)
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