La prima guerra arabo-israeliana (1948) ebbe come conseguenza: (1) il consolidamento dello Stato ebraico su un’area più vasta di quella che l’Onu gli aveva assegnato; (2) l’occupazione del territorio rimanente da parte dell’Egitto (striscia di Gaza, a sud) e della Giordania (Cisgiordania o West Bank, a ovest); (3) la fuga dalle loro case di circa 700 mila profughi arabi palestinesi; (4) l’afflusso in Israele di ebrei provenienti dai Paesi arabi, dove per loro la situazione era diventata invivibile.
Nel 1967 scoppiò un nuovo conflitto, (guerra dei Sei giorni), che vide Israele sconfiggere Egitto, Siria e Giordania. Lo Stato ebraico occupò Gaza, la Cisgiordania e anche fette consistenti di territorio egiziano, il Sinai, e parti di territorio siriano, il Golan. Nel 1979 si addivenire ad un accordo di pace tra l’Egitto, che recuperò il Sinai, e Israele. Ma intanto ad avversare Israele si aggiunse l’Iran (Paese musulmano, ma non arabo), dopo la rivoluzione che portò al potere il regime islamico dell’ayatollah Khomeini.
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