Brevi cenni sul profilo
La storia sul Fascismo curata da Emilio Gentile comincia con un telegramma inviato da Vittorio Emanuele III a Benito Mussolini il 29 ottobre 1922, a Milano, con cui veniva invitato a recarsi nella capitale per ricevere l'incarico di formare il nuovo governo.
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Da pacifista socialista
a dittatore di estrema destra
Dieci anni prima di quella data (29 ottobre 1922), il socialista-rivoluzionario Benito Mussolini, stava rinchiuso in carcere (a Forlì) per scontare la condanna a quattordici mesi per essere stato fra gli organizzatori delle manifestazioni di protesta contro la guerra in Libia (29 settembre 1911 – 18 ottobre 1912). In quella circostanza di detenzione scrisse un libretto "La mia vita", pubblicato nel 1947 dall'editrice Faro. Nello stesso carcere, per le stesse ragioni di pacifismo ed di anti espansionismo coloniale, ci stava Pietro Nenni, colui che socialista e pacifista ci resterà per tutta la sua lunga vita.
Il libretto di Mussolini, assolutamente mai diffuso e quindi sconosciuto durante gli anni del ventennio, riporta riflessioni a cominciare dal 4 dicembre 1911 / fino all'11 marzo successivo; riflessioni di una persona antitetica al modo di pensare da fascista. Quell'autobiografia dal carcere si conclude l'11 marzo del 1913 con la seguente riflessione: "Ho avuto una giovinezza assai avventurosa e tempestosa. Ho conosciuto il bene ed il male della vita. Mi sono fatto una cultura ed una salda coscienza. Il soggiorno all'estero mi ha facilitato l'apprendimento delle lingue moderne. In questi dieci anni ho deambulato da un orizzonte all'altro: da Tolmezzo a Oneglia, da Oneglia a Trento, da Trento a Forlì. Sono tre anni che vivo a Forlì e sento già nel sangue il fermento del nomadismo che mi spinge altrove. Io sono un irrequieto, un temperamento selvaggio, schivo di popolarità. ... (Che cosa mi riserba l'avvenire?).
Se il tempo da dedicare al blog lo consentirà ci proponiamo di scavare e riflettere sulle documentatissime pagine delle monumentali opere, rispettivamente di Emilio Gentile e di Renzo De Felice.
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La personificazione
Coloro, come un Pietro Nenni, che si opposero al regime -durato venti anni- erano uomini veri che trovarono il modo di combattere, in condizioni più che dure e pesanti, che si mossero su un terreno fermo e solido, imbastito di lotta di classe, di lotte contadine, di gente che sapeva di filologia e di storia. Gente che non si commosse a conclusione della lotta di Resistenza all'idea che Mussolini -da giovane- aveva diretto un settimanale dal titolo La lotta di classe. Era gente, scrive Cantinori: che possedeva capacità critica e autocritica da sapere che non si può dare gran peso a rapporti personali, a momentanee ed umane ingenuità e speranze in questa o in quella persona, in un periodo così confuso della nostra storia ...
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