La bellezza ai nostri giorni, attraverso i media e le stesse opere d’arte, viene generalmente usata più per fini economico-commerciali (pubblicità) o per promozione di stili di vita presentati come confortevoli che per dare senso e motivazione al vivere umano.
Il bello lo troviamo infatti demandato alle tecniche pubblicitarie (marketing) come semplice ornamento di messaggi tesi ad invogliare al consumo piuttosto che come messaggio di lettura sui perché e sul come del vivere umano-comunitario. Talvolta, nel corso delle campagne elettorali, i militanti di una qualunque forza politica usano manifesti che attirano l’attenzione finalizzati ad indicare le falle del sistema sociale vigente per additare come il bello stia oltre il loro impegno etico, ossia nel nuovo modello sociale da loro proposto (p.e. in passato .. il sole dell’avvenire).
Nel corso di tante vicende storiche il Cristianesimo è approdato ad una sintesi che accoglie l’arte didascalica in nome dell’etica e della fede, stante l’impossibilità (ineffabilità) circa la presenza di Dio nel procedere della storia umana. La fede cristiana per un verso propende per la relazione con l’ineffabile (l’inesprimibile) in un ….. mistero non riconducibile ad una idea e ancor meno ad un’opera d’uomo (l’icona), ma d’altro verso il Dio cristiano non si concretizza nel “silenzio”.
Nella relazione con l’uomo è proprio l’uomo a trasformarsi e ad esprimere l’indescrivibile presenza di Dio, ed è ancora l’uomo che ne canta la gloria: nell’esperienza di fede, la bellezza appare come rivelazione di Dio e svelamento della verità dell’uomo.
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Proveremo a meglio capire come nelle Icone, nell’oblio del nostro mondo occidentale, possano ancora trovare spazio i motivi di riflessione.
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