Riflessioni sulla Letteratura (1)
Ancora nel terzo millennio, nonostante il diffuso uso dei media di massa, vecchi e recenti, la letteratura raffigurata nella parola meditata, in quella poetica e in quella necessaria a rispecchiare la stratificazione di memoria, esperienza, percezione, cultura, in pratica della conoscenza, costituisce fondamento indispensabile del vivere e prosperare delle società umane.
La letteratura punta a risolvere pure nodi della fenomenologia emotiva, mentale e pure fantastica che spesso precedono (o precostituiscono) i fatti. Certo, la letteratura frequentemente inventa i fatti, li trasporta nei luoghi dell'immaginario, ma contemporaneamente esplora per capire e ricomporre quella che è stata la realtà oggettiva, quella che non sarà mai dispersa.
Tanti sono coloro che pongono la letteratura nel campo dell'esperienza extratemporale e così facendo le conferiscono spazio extraterritoriale e quindi inviolabile. Altri valutano la letteratura come storia, storia di se stessa, delle opere, degli individui e della loro interrelazione che diventa storia generale della civiltà entro cui tutti viviamo e dove la parola scritta è fondamento di cultura, e che addirittura esprime cultura.
La parola conserva sempre la sua funzione, che sia comunicativa, espressiva, formativa, ricostruttiva, anche se il tutto viene calato nel mezzo di trasformazioni profonde della cultura delle società evolute dei nostri giorni. Ai nostri giorni, quelli del "villaggio elettronico", ci imbattiamo oltre che nella comunicazione con le parole pure con quella per immagini, e questa risulta capace di effetti più sensibili, eppure la parola continua a proferire ciò che ha sempre detto oralmente e per iscritto, anzi viene acquisendo nuove possibilità in situazioni di reciprocità.
Nei secoli definiti bui (medievali) scarseggiavano i libri e tuttavia nell'Europa cristiana era il paesaggio comune in tutto il continente attraverso chiese, cappelle, castelli, figure, icone a rendere visibile il racconto verbale non manifesto.
La concorrenza dell'immagine comunque non ha mai provocato crisi alla parola. Ai nostri giorni non esiste alcun contrasto tra la cultura dell'immagine e cultura della parola. Il fatto stesso che conviviamo nella nuova civiltà della "scrittura" per via telematica ne è la prova.
Ci è stato chiesto se l'espressione linguistica (la parola), che sia scritta e letteraria faccia sempre "Storia". Vedremo cosa pensiamo di poter riportare in prosieguo.
(Segue)
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