Mussolini, il ribelle
Emilio Gentile, storico, traccia l'infanzia di Benito Mussolini come quella di un ribelle, nato a Dovia, frazione di Predappio, il 29 luglio 1883. Il padre Alessandro, un fabbro, era un fervente internazionalista e seguace di Andrea Costa, e la sua officina fungeva frequentemente da sezione dei socialisti locali. La madre, Rosa Maltoni, era insegnante e fervente cattolica.
Sin da ragazzo Benito partecipava agli incontri e alle animate discussioni dei militanti socialisti della zona.
Dopo avere ferito con un temperino un convittore, nel corso di una lite, fu punito ed espulso. I genitori lo misero quindi in un collegio laico, diretto da Valfredo Carducci, fratello del poeta. Lì rimase dal 1984 al 1901.
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Delio Cantinori, storico e politico (1904-1966) nella prefazione all'opera di Renzo De Felice tratteggia Mussolini, usando un testo di Innocenzo Cappa, ex repubblicano passato al fascismo, come figura amante del protagonismo: la voce ben modulata, i sostantivi rari e insieme roboanti, gli aggettivi emozionanti ed evocativi, l'uso sapiente dei nomi di patria, guerra, unità, sacrificio, rivoluzione sociale, rivoluzione nazionale, solidarietà, popolo, avvenire, concordia.
Nell'introduzione alla sua opera, De Felice scrive: Dell'eroe, sia pure popolare, nel senso emersoniano Mussolini ebbe ben poco (come ben poco ebbe del vero uomo di Stato, mentre indubbiamente fu un notevole uomo politico); in tutti i momenti nodali della sua vita gli mancò la capacità di decidere, tanto che si potrebbe dire che tutte le sue decisioni più importanti o gli furono praticamente imposte dalle circostanze o le prese tatticamente, per gradi, adeguandosi alla realtà esterna, il che non sembra poi molto diverso. ..... trovò la sua via giorno per giorno, senza avere un'idea di dove sarebbe arrivato, ma "sentendo" da vero politico, quale fosse la propria direzione.
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