Due Stati e un miraggio: Israele-Palestina una mappa di confini scritti sulla sabbia.
(Sintesi da una lunga e articolata esposizione della grande giornalista Gabanelli)
1947- L’Onu in Assemblea generale sancisce due entità statuali : 56% del territorio agli ebrei, il resto agli arabi con Gerusalemme amministrata dall’Onu. Il piano viene rifiutato dagli arabi.
1948 - termina il mandato del 1920 agli inglesi di amministrare territori-resti dell’Impero Ottomano in Medio Oriente. Il 14 maggio nasce lo Stato di Israele, ma Egitto, Giordania, Libano, Siria, Iraq lo assediano. Nel 1949 Israele ha già esteso i confini alla Galilea orientale, Negev e Gerusalemme Ovest. Altre terre destinate ai palestinesi vengono invece occupate dagli alleati arabi: ad Amman la Cisgiordania, al Cairo la Striscia di Gaza.
1956 - israeliani, francesi e britannici attaccano l’Egitto per il controllo di Suez.
1959 - in Kuwait nasce il Fatah che con Yasser Arafat a capo della resistenza palestinese.
1967- tre anni prima a Gerusalemme è nata l’Olp-Organizzazione per la Liberazione della Palestina che non riconosce Israele che, accerchiata, attacca e sbaraglia gli eserciti di Egitto, Giordania e Siria appoggiati da Iraq, Libano, Arabia Saudita. Strappa all’Egitto Gaza e Sinai, alla Siria le alture del Golan, alla Giordania Cisgiordania e la parte araba della città santa, Gerusalemme Est, che viene annessa. Il territorio israeliano alla fine è quattro volte più grande dei confini 1948 e avvia la costruzione degli insediamenti.
1973- guerra di Yom Kippur: egiziani e siriani colgono Israele di sorpresa che riesce a ribaltare gli equilibri. L’Onu ottiene il cessate il fuoco, la risoluzione 338 decide negoziati per una pace giusta e duratura. La Conferenza di Ginevra inaugura «la diplomazia dei piccoli passi» però nulla si muove.
1978- Camp David, Maryland, residenza del presidente americano Jimmy Carter: dopo 12 giorni di trattative segrete gli accordi tra Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin aprono la strada al Trattato di pace del 1979, con il quale Israele si ritira dal Sinai smantellando tutti i 18 insediamenti e l’Egitto diventa il primo Stato arabo a riconoscere Israele (nel 1994 segue la Giordania). La Lega araba non gradisce ed espelle Il Cairo.
1981- Sadat è assassinato da un terrorista della jihad islamica.
1982- ancora guerra (Libano 1982).
1987- a Gaza, dal campo profughi di Jabalya, parte la prima Intifada: i palestinesi lanciano pietre contro i militari, alzano barricate, organizzano scioperi e boicottaggi. Nasce Hamas. Arafat proclama l’indipendenza dello Stato di Palestina sui territori di Gaza e Cisgiordania con Gerusalemme Est capitale. L’Intifada continua.
1993- accordi di Oslo. Con la stretta di mano tra Arafat e il premier israeliano Yitzhak Rabin: due popoli, due Stati. È la prima volta che israeliani e palestinesi si riconoscono come legittimi interlocutori. Nasce l’Autorità nazionale palestinese (Anp), organo di autogoverno temporaneo e limitato con sede a Ramallah, nella Cisgiordania divisa in tre aree amministrative. Restano da affrontare punti nevralgici: confini, insediamenti e rifugiati, Gerusalemme.
1994- Israele lascia Gerico e Tulkarem in Cisgiordania, la maggior parte di Gaza.
1995- Nobel per la pace Rabin è ucciso da un estremista della destra israeliana contraria agli accordi.
1997- Israele lascia l’80% di Hebron ma accresce gli insediamenti e Hamas accresce la sua presenza.
Luglio 2000, Camp David: con Bill Clinton ci sono Arafat e il premier israeliano Ehud Barak, l’idea è chiudere una volta per tutte. Barak apre al rientro parziale dei profughi, offre fino al 91% della Cisgiordania e per la prima volta mette in discussione il controllo israeliano, non la sovranità, su Gerusalemme Est. Il compromesso sulla capitale e vincoli come l’impossibilità di costituire un esercito impediscono ad Arafat, stretto tra la frustrazione dei palestinesi e l’avanzata dei fondamentalisti, di accettare. Il vertice è un fallimento.
Dicembre 2000. Clinton ci riprova e richiama entrambi i leader: in via informale Barak arriva al 97% della Cisgiordania, Arafat resta fermo. Nel frattempo da Gerusalemme è partita la seconda Intifada, innescata dalla provocatoria passeggiata del leader dell’opposizione israeliana di destra Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee. L’anno dopo Sharon è primo ministro, e con lui comincia la costruzione del muro in Cisgiordania.
2002: Ramallah, Gerico e Tulkarem rioccupate dall’esercito israeliano.
2002-2003, la Road Map del quartetto Usa-Ue-Russia-Onu presentata da George W. Bush non supera neanche il livello uno.
Nel 2005 Israele si ritira dalla Striscia di Gaza, via i 21 insediamenti.
2006: nuova guerra con il Libano; alle elezioni palestinesi vince Hamas che l’anno dopo prende con le armi il controllo totale della Striscia, mentre l’esangue Fatah di Abu Mazen si tiene a galla in Cisgiordania. Da Gaza e su Gaza partiranno altri sette attacchi e contrattacchi.
2020- prende il via l’ultimo tentativo di normalizzare i rapporti tra Israele e mondo arabo con gli accordi di Abramo promossi dalla presidenza Trump: intese bilaterali concluse con Emirati, Bahrein, Marocco e Sudan, giunte alla fase negoziale con l’Arabia Saudita. La questione palestinese è scomparsa. Per l’Onu gli insediamenti restano illegali, perché ostacolando la continuità territoriale rendono impossibile la soluzione dei due Stati. Tra Cisgiordania e Gerusalemme Est oggi ce ne sono 279, compresi 147 avamposti non autorizzati dal governo israeliano, per un totale di circa 700 mila coloni insediati fra 3 milioni di palestinesi sotto occupazione militare.
2023- Assalto di Hamas. Terra promessa e tradita: dal fanatismo politico, dal mondo arabo che ha sempre usato la questione palestinese per giocare altre partite su altri tavoli, dal terrorismo.
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