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domenica 22 ottobre 2023

Fare Politica. Se non si conosce da dove veniamo e dove andiamo, non andremo lontano

Riflettere, studiare ...

fa bene agli umani. 

Cosa conosciamo della Modernità e della Contemporaneità

Perchè i politici dei nostri giorni si dimostrano degli improvvisatori?

Cosa sanno i nostri eletti  della Politica?

= = = 

Nicolò Macchiavelli

E' stato uno scrittore,
filosofo, storico,
 drammaturgo, politico,
e diplomatico italiano,
segretario della seconda
cancelleria della
Repubblica Fiorentina
 dal 1498 al 1512. 
Nascita3 maggio 1469,
Morte21 giugno 1527



Secondo Benedetto Croce, il nucleo essenziale di quanto Macchiarelli scrisse sulla politica è che va fatta una distinzione tra etica e politica.

Eppure sono in tanti a evidenziare che già la "Politica", di per sè, include e presuppone una morale e con essa fa corpo in una stessa concezione dell'uomo e del mondo. Non si tratta quindi di un conflitto tra due momenti distinti dello spirito umano (etica e politica), ma di due sistemi di valori, coerenti e nello stesso tempo escludentisi l'un l'altro. In buona sostanza di due diverse forme di moralità

*la cristiana (=la morale è regola di vita per ciascun individuo) e 

*la pagana (=l'uomo realizza se stesso in una convivenza), come a voler dire tra il profeta disarmato  ed il legislatore.

 Machiavelli, sostanzialmente, distrusse antiche certezze e aprì profonde ferite fino ad attivare forti reazioni. Egli optò infatti per il sistema classico (=pagano) e fa contemporaneamente propria l'intolleranza di ogni monismo. Insediando, per questa via, il dubbio sulle coscienze e nella tradizionale cultura della civiltà cristiana occidentale, egli ha aperto lo spazio al pluralismo, alla tolleranza e al compromesso.

 Macchiavelli con la sua visione ha attraversato tutta la modernità e pure la contemporaneità (l'orrore delle guerre di religione, la regola cujus regio ejus religio, fino all'attuale tolleranza). In realtà la sua impostazione ha viaggiato al di là delle sue intenzioni. Qualcuno ha scritto che per lui vale: il principio hegeliano dell'eterogenesi dei fini e dell'astuzia della ragione, ossia: 

Eterogenesi dei fini

per il quale i fini che la storia realizza non sono quelli che gli individui o le comunità si propongono, ma piuttosto la risultante della combinazione, del rapporto e del contrasto delle volontà e delle condizioni oggettive.


 



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