Lavori pubblici affidati -in buona parte- senza gara?
Per il governo di Centro-Destra, da cinque mesi in carica, fra i primi provvedimenti varati è spuntato in queste ore il -cosi definito- Codice taglia-burocrazia che nelle dichiarazioni pubbliche dovrebbe rendere snella la procedura nell'affidamento dei Lavori Pubblici, eliminando le gare pubbliche e individuando l'esecutore previo inviti.
Per i detrattori il nuovo Codice farà tornare «indietro di mezzo secolo il lavoro in Italia, con meno tutele per la sicurezza dei lavoratori, con subappalti selvaggi, con il ritorno di fatto allo sfruttamento». Di fatto, l’entrata in vigore del nuovo codice metterà a regime le deroghe varate durante la pandemia per accelerare i piccoli appalti e quelli di medio importo, alzando la soglia prevista dal Codice del 2016 a partire dalla quale è stato finora d’obbligo la gara d’appalto.
Per il governo, che finora comunica tramite il ministro Salvini, si tratta di un Codice taglia-burocrazia che rende snella la nuoia procedura a inviti;
Cosa crea allarme?
«I piccoli Comuni potranno procedere ad affidamenti diretti fino a 500 mila euro e per il primo anno avranno più opzioni per scegliere la stazione appaltante qualificata, allargando il recinto che prima prevedeva solo le Province». I Comuni più piccoli avranno inoltre semplificazioni sul personale: «le funzioni di Rup potranno essere affidate ai dipendenti in servizio anche con contratti a tempo determinato. C'è prevista pure la clausola per accelerare i pagamenti (è garantita la possibilità per l’esecutore di emettere fatture anche al momento dell’adozione del SAL)».
L’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) evidenzia le soglie «troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate», rendendo «meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono, va notato, quelli numericamente più significativi, col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici».
L’Ance (Associazione dei costruttori) esprime perplessità nell'ottica e nella possibilità del venir meno della concorrenza «in particolare nei settori speciali che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici».
I partiti di opposizione: «Sul Codice degli appalti faremo le barricate in Aula», dice il Movimento 5 Stelle; il Pd fa proprie le preoccupazioni dei sindacati, che hanno annunciano protesta. «Il primo aprile saremo in piazza con la Uil per chiedere modifiche al governo», ha detto Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil. «Se non arriveranno risposte, dal primo luglio, quando il nuovo Codice degli appalti entrerà in vigore - spiega il segretario a La Repubblica - siamo pronti ad avviare una stagione di vertenze sindacali e legali a partire dalle responsabilità delle stazioni appaltanti: Comuni, Regioni, Anas, Ferrovie. Qui siamo passati dal fare presto e bene, a spendere a prescindere e non per forza bene».
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