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Tutte le chiese di rito bizantino espongono delle icone (di grande rilevanza è ovunque l'Iconostasi). Qui da noi, a Contessa, la secolare dipendenza delle parrocchie di ritualità greca dalle gerarchie romane (latine) ha fatto sostanzialmente prevalere per tantissimo tempo le statue sulle icone, le quali finalmente dagli anni trenta del Novecento hanno riavuto la loro naturale collocazione all'interno di tutte le chiese dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.
Le Icone, che danno la sensazione di essere ricalco di precedenti, sono effettivamente "copie" di precedenti che, tutte intendevano ricalcare il vero volto del soggetto riportato. L'autenticità dell'Icona in quanto copia (copia di copia) tende a richiamare la verità dell'incarnazione fondata su quanto riportano i Vangeli.
L'Icona pertanto non è frutto di creatività dell'iconografo. Costui non è, e non deve essere altro che un soggetto che fedelmente copia dalle icone precedenti. L'interpretazione delle Icone peraltro non è libera, affidata al fedele, ma, in chiave simbolica deve sempre richiamare il pensiero dei Padri della Chiesa.
Il materiale di elaborazione è, e non deve essere altro, che:
1) tavola di legno incavata e ricoperta di strati di gesso, colla e tela;
2) colori derivanti da pigmenti vegetali e minerali;
3) acqua, torlo d'uovo;
4) oro in foglie.
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Tutto il procedimento che conduce a "copiare" l'Icona, oltre trenta anni fa, in specifici corsi della durata di quindici giorni per ciascuno di tre anni, è stato illustrato ad un gruppo di appassionati di allora da un alto prelato dell'Arcivescovato Ortodosso di Cipro, presso l'Abbazia di San Martino (Monreale). Se verranno recuperate quelle dispense (ben conservate, ma sfuggite alla memoria) contiamo di riportarle sul Blog.
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