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venerdì 10 marzo 2023

Sicilia interna. Ieri trascurata e affidata al mondo latifondista, oggi abbandonata per intransitabilità della rete stradale e dei servizi primari

Conoscere è un diritto, oltre che un dovere

Da documentazione sul latifondo in Sicilia.

 Fino agli anni cinquanta del Novecento emblematiche e significative erano le immagini come quella qui riportata circa la campagna del territorio di Contessa Entellina. Rari gli alberi, assenti le strade rotabili (se non le trazzere). 

I latifondi, quelle campagne senza limiti e confini, erano espressione del tipo di struttura sociale entro cui veniva condizionata la vita ed il lavoro dei contadini, quelle figure umane sempre imbrigliate nella rete delle subordinazioni naturali, ambientali, metereologiche, e pure delle prepotenze mafiose.

 Il mondo contadino quando si riferiva al latifondo lo definiva "lu feuru" (=il feudo) che voleva significare la grande estensione terriera degli antichi baroni. In realtà la figura del barone era stata cancella fra il 1812 ed il 1815 dalla monarchia borbonica. Cancellata nel senso che i baroni, gli antichi feudatari, avevano perso il controllo dei centri civici (=non si occupavano più -in quanto loro medievale prerogativa- della vita civica locale) ma continuavano ad essere titolari delle terre, che da "feudi" erano giuridicamente divenuti latifondi (= potevano essere venduti a chiunque in blocco o per quote). 

 Per i contadini non cambiò nulla fino alla seconda metà degli anni cinquanta del '900, quando arrivò la "riforma agraria".

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