N I C O L O' C H E T T A
Nicolò Chetta (Nikollë Keta in arbëreshë; Contessa Entellina, 1741 – Palermo, 1803) è stato uno scrittore e poeta italiano di cultura, lingua e appartenenza arbëreshë |
dal libro: Tesoro di Notizie su dè Macedoni,
Introduzione di Matteo Mandalà
Trascrizione di Giuseppa Fucarino
- 1741 Nicolò Chetta nasce il 31 luglio a Contessa Entellina.
- 1752 All'età di 11 anni entra nel Seminario Greco-Albanese di Palermo.
- 1755 E' nominato primo alunno di Contessa Entellina. Per cinque anni da "semplice seminarista" studia grammatica, greco, filosofia; ottiene il dottorato di teologia.
- 1760 E' nominato "prefetto di camera mezzana", carica che mantiene per molti anni, e poi "prefetto di nero".
- 1763 Regala all'amico Nicolò Sulli di Palazzo Adriano la prima opera lessicografica dal titolo Leksiko liti kthiellë arbrisht. Si dedica allo studio dell'albanese, scrivendo una grammatica di questa lingua.
- 1764 Si dedica agli studi teologico-dogmatici.
- 1766 Il 20 aprile, durante la festa di Sant'Atanasio, è ordinato sacerdote celibe dal vescovo di rito greco di Roma, mons. Giuseppe Schirò. E' nominato terzo assistente del Rettore Giorgio Stassi, suo "protettore", carica equivalente a quella di "prefetto degli studi".
- 1767 Accetta nell'estate del 1767 di trasferirsi a Contessa Entellina dove soggiornerà per tre anni, per occupare la carica di cappellano sacramentale del parroco della Cattedrale del suo paese natio, don Giovanni Musacchia.
- 1770 In seguito ai contrasti col parroco Musacchia, abbandona l'incarico di cappellano, ma immediatamente mons. Lanza lo nomina coadiutore con patente del medesimo parroco, suscitando le gelosie e le invidie dei suoi concittadini. Nel triennio successivo, si prodiga a reintrodurre il "pristino rito greco", ma a causa delle proteste di "latini e greci assieme", è costretto a rinunciare al suo proposito.
- 1773-74 Lascia Contessa Entellina e rientra a Palermo, dimorando stabilmente nel Seminario, dove assume l'incarico di vice-rettore. In questi anni si occupa dei problemi finanziari della sua "masseria" e affronta diverse liti giudiziarie che lo costringono a recarsi spesso a Napoli, dove "dimorò più di due anni". Si dedica alla storia degli albanesi, ossia degli Albano-epiroti-macedoni. Scrive in albanese e in italiano il De creatione mundi sino al diluvio universale. A corredo del testo poetico, scrive in albanese La spiega della creazione di tutto l'universo.
- 1777 Completa la prima versione dell'opera storiografica Tesori di notizie su dè Macedoni.
- 1785 Nominato da mons. Sanseverino a Rettore del Seminario, carica che manterrà sino alla sua morte, Chetta subentra a mons. Giorgio Stassi, eletto vescovo ordinante dei Greci di Sicilia.
- 1786-87 Scoppiano i primi contrasti con mons. Stassi circa la conduzione amministrativa del Seminario. I dissidi continueranno sino alla morte dello Stassi e impegneranno Chetta in una dura e violenta contrapposizione.
- 1790-91 Venuto a conoscenza del proposito della zarina di Russia Caterina di raccogliere materiali per la compilazione e la pubblicazione di un dizionario universale, scrive nel 1790 una prima lettera ad un ignoto interlocutore in cui spiega le ragioni che gli hanno impedito di inviare i suoi libri a San Pietroburgo. Entra in contatto epistolare con il principe Costantino e per suo tramite, con la madre, la zarina Caterina. In una lettera del primo luglio del 1790 al principe, accenna "alla missione storica della Russia" secondo quanto prevedono gli oracoli sibillini. In una lettera ad un anonimo interlocutore, Chetta riassume una seconda volta le difficoltà incontrate per la spedizione delle sue opere a San Pietroburgo. In una lettera del 1791 al principe Costantino, Chetta menziona i tre manoscritti inviati ad un albanese, Giovanni Ghicca, nella cittrà di Pietroburgo, Il 15 luglio 1792 scrive all'Imperial Secondogenito Infante delle tre Grandi Russie, a Pietropoli, definendolo "il nuovo glorioso Costantino di Bisanzio. Nella stessa lettera Chetta ricorda alcune sue opere, in particolare gli scritti profetici.
- 1794 In una lettera del 30 maggio indirizzata a Nicola Mansi di Messina, dà notizie dei suoi rapporti con l'Ambasciata russa in Italia con sede a Napoli e spiega le sue ricerche genealogiche sulla famiglia Mansi. Il 5 settembre scrive al mons. greco Vescovo di S. Benedetto Ullanoal quale comunica di aver completato la stesura del Tesoro delle macedoniche notizie e dichiara di attenderne la pubblicazione. Pochi giorni dopo, l'8 settembre, con una seconda lettera al medesimo Vescovo, Chetta dà ulteriori dettagli sulle sue opere storiche e genealogiche e chiede aiuto per completare le sue ricerche.
- 1797 In una lettera non datata, ma di quest'anno, indirizzandosi direttamente alla zarina Caterina, Chetta si dimostra disponibile ad insegnare gratuitamente per tre mesi presso l'Accademia di Russia. Il proposito di Chetta però non si realizzerà.
- 1798-02 Pur impegnato a difendersi dai continui conflitti scatenati da mons. Stassi, Chetta continua i suoi studi ed avvia importanti riforme che riportano in auge il rito bizantino. Vieta agli alunni del Seminario di frequentare la Regia Università, causa di un ennesimo braccio di ferro con la deputazione del Seminario, veste "alla orientale con barba e baffi", ordina la ricostruzione del "santo Vima" nella cappella del Seminario, impone di seguire "la liturgia greca con vera esattezza".
- 1803 Muore a Palermo il 15 novembre.
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