Chi lavorava la terra?
Nel Medio-Evo siciliano, dal periodo normanno a quello spagnolo, escludendo i pubblici ufficiali che rappresentavano la baronia e gli ecclesiastici, tutta la gente riceveva la qualifica (l'identificazione) dal terreno su cui lavorava e traeva sostentamento.
Figure tipiche erano i burgenses così denominati perchè dimoravano nei borghi di campagna (in ambito baronale), o magari nelle città demaniali (quelle regie). Dal momento che fonte fondamentale per vivere era la campagna, a secondo del vincolo con cui l'individuo era dipendente da essa c'era il paraspolaro (=colui che lavorando una porzione di terra, a fine anno, riceveva il compenso in una percentuale del prodotto in natura). Era comunque un uomo "libero", non sottoposto a servitù. C'era il colono che avendo una porzione di terreno di lunga durata e/o perpetuo pagava un canone in natura (derrate). C'erano i massari, uomini liberi che abitavano su vasti complessi terrieri possedendo definite qualifiche che ricevevano compensi in tempi prefissati, generalmente in natura. C'erano, ed erano i più numerosi, i villani, fascia amplissima di gente in terra di Sicilia, non perfettamente libera nel decidere del cosa fare della propria vita (=semilibera), Il termine deriva da "villa", centro abitato appartenente alla baronia e quindi al titolare della baronia. Il villano nulla possedeva ed era tenuto nell'ambito giuridico-comunitario in condizione servile secondo l'antico diritto romano. In quanto villano era sottoposto alle angarie e diete (giornate di lavoro) e alle parangherie (giornate di lavoro con bovi e bestie da soma).
Il termine contadino fu introdotto quantomeno nella vita formale, al posto di villano, solamente ad Unità d'Italia avvenuta, 1860.
Su questi aspetti di vita sociale avremo modo di tornare in prosieguo, ed in forma organica, nel contesto della fondazione dei nuovi centri abitati, ancora all'alba della modernità. E coglieremo che il passaggio dal Medio Evo alla Modernità in Sicilia non subì grandi cambiamenti.
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