L’economia, lo stile di vita siciliana del primo Ottocento «si basava essenzialmente sulla campagna, al cui interno esistevano zone assai diversificate quanto a sistemi di coltivazione, livelli di commercializzazione, forme di proprietà terriera e struttura sociale», così un testo di Storia fotografa i decenni che seguirono la fine del feudalesimo nell'Isola.
Sussistevano qua e là segnali di cambiamenti rispetto al mondo feudale, innescati soprattutto dall’abolizione, nel 1812, della feudalità. All’interno delle comunità rurali, tale era la Contessa di inizio Ottocento, cominciano ad emergere le nuove élites comunitarie-locali, ovvero le nuove classi dirigenti nei centri agricoli che non avevano più come riferimento a cui rispondere i Cardona o i Gioeni e nemmeno i Colonna. Cominciava in quella fase storica ad intuirsi il sorgere dello Stato, che sussisteva -sia pure ancora lontano- oltre i confini dell'antica baronia.
Il governo borbonico fino alle vicende rivoluzionario del 1848 assecondò sia pure con prudenza la promozione dei ceti professionali e borghesi delle comunità locali dell'Isola; con i fatti repressione delle rivolte del 1848 lo stesso governo borbonico non recuperò mai più la simpatia sociale, anzì agevolò quella che poi sarà la vicenda garibaldina.
Su quel periodo, che riteniamo determinante sul successivo sorgere e svilupparsi della vicenda sociale dell'Isola (e soprattutto del territorio di Contessa) contiamo di dover molto scavare.
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