[CAESARIEN ]S[DIS AVGUSTI]S
TIBERIEVM
[- PO]NTIVS PILATVS
[PRAEF]ECTVS IVDA[EA]E
[FECIT D] E [DICAVIT]
= = =
Angelo Paratico così commentava, nell'articolo degli anni sessanta sul Corriere della Sera, il ritrovamento:
Ponzio Pilato risiedeva abitualmente a Cesarea, non a Gerusalemme e restò al governo della Giudea dal 26 al 36 dopo Cristo. In pratica dedicava un monumento, il “Tiberievm” ai cittadini di Cesarea. Questo doveva essere un portico, dato che Tiberio aveva rifiutato onori sacri, non poteva essere un tempio. Inoltre quel “Dis Avgusti” era una dedica ai genitori di Tiberio, Augusto e Livia. Questa era una consuetudine comune nell’Oriente greco, al quale Pilato si adeguò, prima che nel 42 Livia fosse ufficialmente consacrata. Nella terza riga è purtroppo saltato il “praenomen” di Ponzio Pilato. Gaius, Marcus, Publius, Faustus? Purtroppo non lo conosciamo.
Un altro problema era dato dal titolo di Pilato “praefectus”, mentre Giuseppe Flavio e Tacito hanno usato il termine di “procurator”. Il Degrassi segnalò come già Heinrich Hirschfeld (1843-1922) avesse dubitato che il governatore della Giudea nella prima età imperiale possedesse il titolo di Procuratore, perché sino a Claudio questi ebbero titolo di Prefetto. Infatti, anche i Vangeli e gli Atti degli Apostoli non usano mai il titolo di Procuratore. Filone d’Alessandria (20 a.C – 45 d.C. ) che forse incontrò Ponzio Pilato lo definisce: “Uno dei prefetti nominato governatore della Giudea”.
Immaginiamo l’emozione degli archeologi italiani quando notarono il nome di Pilato, girando quella pesante pietra. Fino a quel momento non esisteva alcuna prova epigrafica dei suoi anni in Giudea e il suo nome era noto solo da fonti letterarie greche e romane, e sempre in rapporto a Gesù.
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