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venerdì 17 marzo 2023

Cosa conosciamo del ruolo dell'Europa nel pianeta (2)

Modelli di vita e di società

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 Quali apporti gli europei hanno dato all'umanizzazione del pianeta, ed ancora alla loro contestuale affermazione sul pianeta, plasmando in qualche modo -su loro misura- le relazioni fra i popoli ? 

All'alba del Rinascimento (1400-1500) gli europei (complessivamente) avevano cessato di produrre solo per il loro consumo o per lo scambio del superfluo e sostiene il prof. Paolo Viola, storico (1948-2005), che hanno «sostituito una cultura della mobilità, della ricchezza e della crescita, alla cultura della stabilità, del prestigio dell’imposizione dell’autorità. Così hanno enormemente sviluppato le potenzialità del mercato, le capacità produttive e la propensione all’innovazione, e hanno creato le condizioni sociali e culturali favorevoli allo sviluppo». 

  Si era sostanzialmente passati da una concezione della sovranità «di origine divina, corrispondente all’ordine naturale, sul modello padre-figlio», nella quale tutto il potere era assegnato a un’unica autorità, a una «sofisticata elaborazione e coordinazione delle istituzioni»: era sorto sia pure ancora in embrione lo “stato moderno”, che con le sue plurime articolazioni e la stabilità che caratterizzava i «poteri» aveva consentito agli europei di affrontare «gli enormi problemi organizzativi e politici che derivavano dall’entità delle loro ambizioni». 

  Non meno rilevante fu la trasformazione che derivò dall’accrescimento e dal perfezionamento della capacità degli europei di «conoscere, studiare, e auspicabilmente integrare dal punto di vista politico la diversità». Gli abitanti del vecchio continente, la cui identità era frutto di una «grande acculturazione» conseguenza dell’incontro tra la cultura romana e quella germanica, erano riusciti a costruire un percorso che aveva portato alla nascita della categoria di “tolleranza” che trasformava la “diversità” e dunque anche la “pluralità” in risorsa politica. Il principale effetto di questi mutamenti fu il nuovo valore assunto dal concetto di “libertà”, da cui derivò l’idea moderna di democrazia: Prima la libertà era stata solo la capacità dei singoli e delle comunità di difendere le proprie prerogative; e la democrazia era il governo diretto del popolo nell’assemblea cittadina; poi i due concetti sono confluiti in un complicato sistema legale, politico e culturale, finalizzato a far giocare gli interessi e le opinioni di ogni singola diversità a vantaggio di tutti. 

 Questa innovativa elaborazione culturale e politica dei concetti di tolleranza, di libertà e democrazia è stata il frutto di una laboriosa negoziazione e confronto su ciò che era possibile tollerare, ovvero includere nell’ambito pluralistico della libertà e delle legittime ambizioni del popolo, e ciò che invece si conveniva, o si imponeva di lasciar fuori. Una negoziazione infinita, sulla quale si sono strutturate le armi culturali per il governo mondiale della complessità. 

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