L'Europa moderna. Storia di un'identità
Il punto di vista di Paolo Viola, storico (1948-2005)
Modelli di vita e di società
L’itinerario tra i sistemi politici, sempre più definiti, vengono dal prof. Viola attenzionati dagli sviluppi del modello britannico, all’interno del quale si coglievano via via nel corso della Storia due tendenze che avrebbero influenzato le idee politiche in tutto il mondo occidentale, infatti «il pensiero whig sarebbe poi confluito nel patrimonio liberale, mentre nelle concezioni tory si trova una delle radici culturali del paternalismo autoritario».
Con la modernita' rinasce l'arte, la letteratura e la cultura tutta. |
Nel resto d’Europa poi cominciava a diffondersi l’Illuminismo che avrebbe cercato di restituire alla politica quella dimensione ideale, che precedentemente competeva alla religione, che però ha lasciato il posto all’interesse del singolo, del “partito”, della fazione. Il pensiero dei “lumi” avrebbe offerto occasione ai monarchi europei di riappropriarsi dell’intera sfera pubblica. Sfruttando abilmente le possibilità offerte da un percorso che incrocia continuamente dimensione “sincronica” e “diacronica”, Viola, prima di descrivere i caratteri dello «strapotere degli occidentali» che nel XIX secolo non sembrava poter essere messo in discussione, analizza quella caratteristica che ritiene abbia reso vincenti le «armi» degli europei: la «flessibilità», intesa come capacità di integrare la “diversità” nei propri modelli politici, economici e culturali.
La Rivoluzione francese, viene letta come combinazione di tre rivoluzioni che si accettarono a vicenda e si completarono reciprocamente … :
--una rivoluzione costituzionale, o liberale, o se si vuole “borghese”, “della libertà”;
--una rivoluzione popolare, “dell’uguaglianza”;
--una rivoluzione nazionale, che trasformò le diverse comunità suddite del re di Francia in un’unica “nazione” a cui tutti i “cittadini” furono chiamati ad aderire in un legame volontario ed entusiasta di fraternità. Ne uscì un’idea orgogliosa e ben presto aggressiva: la Grande Nazione.
Il concetto di “stato nazione” elaborato e consolidato all’inizio del XIX secolo, mentre la società europea veniva trasformata dagli effetti della rivoluzione industriale, fu alla base della definitiva conquista del globo ma il suo «uso reazionario … un connubio di autoritarismo e di nazionalismo … sessant’anni più tardi avrebbe portato l’Europa stessa al disastro della prima Guerra mondiale, che forse non è eccessivo definire un vero e proprio suicidio dell’identità europea».
In «controtendenza», si sviluppava il sistema politico liberale inglese, che assieme al consolidamento del sistema capitalistico e alla conseguente nascita della “società di massa”, diede all’Europa l’ulteriore slancio che le consentì il predominio sul resto del mondo. Fu proprio il «capitalismo imperialista europeo, fondato sull’ espansione infinita di tutti i fattori della produzione» (la terra, il lavoro, il capitale, le tecniche, i mercati) a raggiungere per primo i confini invalicabili rappresentati dal possesso di tutto il pianeta. Da questo momento in poi il sistema politico, economico e sociale che dominava ormai il mondo avrebbe dovuto adeguarsi e cambiare, trasformarsi in qualcosa di diverso dalla lineare conquista espansiva che aveva caratterizzato per quattro secoli l’Età moderna.
Altri limiti poi sarebbero stati raggiunti, nei decenni seguenti … Ma sarebbe cominciata allora un’altra epoca, più postmoderna che contemporanea.
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