L'antica città di Pompei torna alla luce grazie agli scavi archeologici decisi da Carlo di Borbone.
Pompei, con i suoi 66 ettari di cui circa 50 scavati (comprese le aree suburbane), è un insieme unico di edifici civili e privati, monumenti, sculture, pitture e mosaici di tale rilevanza per la storia dell’archeologia e per l’antichità da essere riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dall' UNESCO.
La cenere ed i lapilli che seppellirono la città in seguito all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., narrata nelle due famose epistole di Plinio il Giovane ma ricordata anche dagli storici dell'epoca, ne hanno infatti consentito un'eccezionale conservazione permettendo di avere un'immagine vivida dell’organizzazione delle città romane, come della vita quotidiana dei suoi abitanti.
Solamente nel 1748, sotto il regno di Carlo III di Borbone, cominciò l'esplorazione estensiva per dare lustro alla casa reale. Si procedette in modo discontinuo ed in punti diversi del sito antico, che solo dopo qualche anno fu identificato come Pompei.
Furono così riportati alla luce parte della necropoli fuori porta Ercolano, il tempio di Iside ed il quartiere dei teatri. Il periodo di occupazione francese, all'inizio del 1800, vide un incremento degli scavi, che venne poi spegnendosi con il ritorno dei Borbone.
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