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lunedì 1 dicembre 2025

La Letteratura (3)

 La cultura medievale. La letteratura, intesa come genere artistico e culturale, si differenzia dalla semplice scrittura per la sua finalità estetica, narrativa e il suo stile, che può essere sia poetico che narrativo, teatrale o altro. La storia della scrittura è antecedente a quella della letteratura, ma l'invenzione della stampa ha contribuito a definire la letteratura come un'istituzione con codici e generi specifici.

La cultura medievale siciliana
è un’ibridazione unica di
tradizioni greche, romane,
bizantine, arabe e normanne,
visibile nell’architettura (come
Cappella Palatina), nella 
lingua, nella letteratura e
nell’artigianato. Questo 
crogiolo di influenze, 
particolarmente accentuato
sotto i Normanni e gli Svevi,
diede vita a un’eredità 
intellettuale e artistica di
grande rilievo, culminata
con la fondazione della
Scuola Siciliana, il 
primo movimento
letterario laico italiano.










 La storia letteraria italiana dalle sue origini sino a Dante si svolse in un ambiente di imponenti trasformazioni delle conoscenze, delle idee dominanti, che influiranno sulla cultura dell’Occidente: “rivoluzione” urbana, progresso delle attività mercantili, riformatori della vita ecclesiale, affermarsi dei centri di insegnamento dotate di biblioteche e istituzioni scolastiche, nuove generazioni di chierici  (=figure professionali intellettuali) forniti di conoscenze filosofiche e scientifiche più vaste rispetto all’alto medioevo che mostravano grande interesse per le “novità” che arrivavano, per il tramite  delle civiltà bizantina e araba, entrambi eredi queste della tradizione speculativa greca.

 Si affermò sostanzialmente un tempo di “ritorno agli antichi” e di ritorno allo studio dei classici. A un mondo concepito come un’universale trama di segni e rivelazioni divine, immagine temporale di una “sapienza” eterna, si opponeva adesso il concetto di una natura autonoma nei suoi stessi processi formativi, soggetta a leggi proprie e immutabili, esclusa da ogni sovrannaturale. La realtà fisica diventava  un “dominio” affrancato dalla secolare dipendenza dell’ interpretazione scritturale, un ambito di ricerca che occorreva indagare liberamente. In questo contesto nuovo cresceva nelle scuole l’autorità di quei libri che dichiaravano in modo esplicito l’estraneita’ del volere divino  dal sistema mondano delle cause.

 Nella “magna curia” palermitana di Federico II, dove operò Michele Scoto, l’astrologo e astronomo traduttore dall’arabo  di vari commenti di Averroe’, e nell’Italia Meridionale furono resi accessibili, in tempi relativamente brevi, i testi dei maggiori pensatori arabi  ed ebrei  e sopratutto il “corpo” delle opere scientifiche e morali di Aristotele. Tutte opere, insieme ad altre, che facevano conoscere le dottrine neoplatoniche.


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