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martedì 2 dicembre 2025

Conoscere l’uomo (4)

Il sito archeologico dell’antica
città elima di Entella, che
sorge su un rilievo isolato
di circa557 metri in territorio
di Contessa Entellina.

La Rocca, strategicamente
posizionata, offre un
panorama a 360’ e oggi
presenta i resti di una città 
con testimonianze elime,
una necropoli ellenistica
e vestigia medievali.
E’ stata distrutta da 
Federico II nel XIII
secolo e il sito ospita
anche una importante 
grotta gessosa, protetta
dalla Riserva naturale
Integrale Grotta di
Entella.









Cittadini del pianeta

Capire l’uomo. 
Il suolo, grazie agli scavi, è un archivio

 Lo hanno raccontato pure gli archeologi che in anni ormai lontani condussero approfondite ricerche ad Entella “Scrivere la Storia di epoche remote, come quella della città che stava sulla Rocca, senza disporre di fonti scritte, e’ possibile”. Cosa intendevano dire?  Che esistono altre e diverse categorie di documenti progressivamente decifrati e conservati negli archivi del suolo.

 Si riferivano quei ricercatori alle tracce che gli uomini  del passato hanno lasciato sul suolo: le loro ossa e i prodotti delle loro attività.

 L’oggetto di studio della disciplina che prende nome di paleontologia umana sono le ossa, mentre l’archeologia preistorica si occupa dei prodotti lavorati da quegli uomini. Yves  Coppens, il paleontologo francese, noto per la scoperta di Lucy(1), era solito dire “queste due discipline sono le due nostre fonti essenziali d’informazione, l’osso e il ciottolo, il corpo e lo spirito, la biologia e la cultura”.

 Gli archivi del suolo, fra cui il suolo di Entella, custodiscono molte informazioni sull’ambiente naturale nel quale vissero gli uomini preistorici e forniscono dati che permettono di stabilire  una cronologia relativa e assoluta della preistoria”.

  Contiamo di essere più comprensibili nel prosieguo del tema esplorativo che ci siamo proposti di voler conoscere e far conoscere.


(1) Lucy" si riferisce allo scheletro fossile di un Australopithecus afarensis vissuto 3,2 milioni di anni fa, scoperto in Etiopia nel 1974. Si tratta di un esemplare femmina di Australopithecus afarensis alto circa 1,20 m e pesava meno di 40 kg. I suoi resti hanno contribuito a riscrivere la storia dell'evoluzione umana, mostrando che l'evoluzione non era un processo lineare ma ramificato.



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