L’Europa si fa avanti in queste ultime ore, dopo qualche settimana di disorientamento, rispetto all’esplodere della pandemia Covid-19.
Germania ed Olanda sono state finora
contrarie all’emissione di titoli di debito pubblico dell’Euroarea per far
fronte alla crisi coronavirus. Finora non avevano infatti voluto considerare che la crisi dell’economia
stava colpendo in maniera simmetrica l’intera area europea e non come sembrava nelle settimane passate solamente o prevalentemente l’Italia.
Adesso spetta al Governo Italiano insistere
fino a riuscire a convincere i partner che l’uso di strumenti finanziari non
può che essere coordinato. Non esistono alternative, peraltro; perché “fare da soli non è
una alternativa è un suicidio per l’intero continente.
Dall’inizio della crisi
coronavirus il sistema degli interessi sui titoli del debito pubblico
degli Stati membri dell’Euroarea si è mosso verso l’alto: quello sul Bund
decennale tedesco è salito di 60 punti base; quello della Francia di 80. Costituiscono quindi conferma che la crisi ha carattere simmetrico nei confronti di tutti i paesi
europei.
Nei prossimi mesi il deficit e il
debito di tutti gli Stati si alzeranno enormemente. C’è ovunque da finanziare l’emergenza
sanitaria, contemporaneamente la sopravvivenza delle popolazioni e infine da ri-avviare
la ripresa dell’apparato produttivo dell’intero continente.
In situazioni come quelle che
stiamo vivendo i libri di Economia propongono che venga sostenuta sia la domanda
che l’offerta dei mercati. Guai a trascurare questa indicazione.
La Bce deve (ed è in grado di)
garantire “costi quel che costi” una omogenea trasmissione all’intera economia
dell’Area della sua politica monetaria nel 2020 ben 750
miliardi. In sostanza, nel Consiglio Bce si è formato il consenso sulla
necessità di uscire dal vincolo che avrebbe impedito, nel caso del concentrarsi
delle difficoltà sul debito di un Paese membro, di incrementare il volume degli
acquisti Bce di titoli di quel Paese.
Non si tratta di situazione e
circostanza da sminuire. I paesi più riottosi membri del Consiglio (Olanda,
Germania …) hanno colto una verità di cui fino a pochi giorni fa non avevano
voluto prendere atto: in un contesto generale di recessione, l’intero edificio
dell’euro potrebbe infatti crollare su se stesso.
E’
stato da tutti i paesi precisato:
Nessun singolo paese ha diritto di
chiedere che gli organismi comunitari paghino al posto suo i debiti eccessivi
contratti in passato e male usati come ha fatto l’Italia. Esiste il diritto di
chiedere che l’intera potenza degli organismi comunitari venga impiegata quando
l’incendio che lo minaccia non ha nulla a che vedere coi suoi debiti passati,
ma nasce da un agente esterno e appare in grado di aggredire l’intero edificio
comunitario.
Con questa decisione la Bce ha
compiuto un passo molto importante verso una concreta forma di “solidarietà
monetaria”. «Nella misura in cui alcuni limiti autoimposti ostacolassero
l’azione che la Bce è tenuta a intraprendere per adempiere al suo mandato, il
Consiglio direttivo prenderà in considerazione la possibilità di rivederli
nella misura necessaria per rendere la sua azione proporzionata ai rischi che
dobbiamo affrontare».
La Bce è l’unico organismo a essere davvero integralmente europeo e che
può tracciare un percorso condiviso. Altro che “facciamo da soli” come i
sovranisti continuano a gridare.
Adesso è possibile per tutti i paesi condividere l’approccio
comunitario e -da noi- il costo del
debito pubblico è tornato a dimensioni “normali” dopo la decisione della Banca
centrale.
Se la Bce non si fosse riconvertita staremmo già discutendo sia del
disastro coronavirus che del default del debito pubblico italiano. Oggi tutti i
paesi si sono convinti che il problema da risolvere è lo stesso per ogni Stato
membro e impone soluzioni cooperative, pena il male comune.
Che nella gestione di una crisi come quella del coronavirus lo Stato
nazionale - anche quello delle “piccole” nazioni europee - abbia molto da dire
e da fare, è vero. Ma sono bastate poche ore per distinguere questo “vero” dalla
facile propaganda anti-europea. Lo ha spiegato bene Olivier Blanchard: quando è
scoppiata la crisi, il debito pubblico italiano era pari al 135% del Pil e lo
Stato pagava, sulle nuove emissioni, un tasso di interesse inferiore all’1%.
Per la stabilizzazione del debito a quei livelli, bastava dunque un avanzo
primario annuo attorno all’1%. Sostenibile !
Ma se la crisi coronavirus riduce
di molto le entrate e aumenta enormemente le uscite (tutto il necessario a
salvare vite umane), con lo spread che in un solo giorno, quando sembrava che
la Bce non mostrava di dover intervenire oltre 100 punti base in più, l’avanzo
primario necessario per stabilizzare il debito salito vicino al 145% del Pil e
gli interessi al 5% come saremmo finiti ?
Assolutamente insostenibile
sarebbe stata la tenuta della convivenza. Sia nell’ottica economica (una simile
stretta accentua la caduta del Pil), in quella politica (l’offensiva populista avrebbe
avuto ragione delle resistenze liberaldemocratiche).
Oggi i cittadini europei stanno
sopportando, in nome del bene comune, gravi limitazioni alle loro libertà e
concreti disagi. Ci vuole poco a trasformare tutto questo in rabbia verso chi -
l’Unione Europea - dovrebbe e potrebbe aiutare, ma non lo fa.
Noi siamo fiduciosi e sappiamo che la Scienza economica prevarrà sugli egoismi sovranisti.
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