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martedì 15 febbraio 2022

Era il 15 Febbraio

1991

Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia danno vita al Gruppo di Visegrád, per emanciparsi dal passato sovietico e cogliere le opportunità offerte dal processo di integrazione europea e dall’appartenenza alla Nato.

Oggi il Gruppo di Visegrád non è troppo diverso da quello che si prevedeva sarebbe stato quando venne inaugurato per accelerare l’ingresso dell’Europa centrale nella Nato e nell’Ue.

I suoi promotori – dissidenti anticomunisti come Václav Havel – sognavano una comunità spirituale fondata sulla comunanza storico-geografica. La scelta di Visegrád come culla di questa nuova creatura era la summa del nuovo afflato di cooperazione che spirava nel clima poststorico di inizio anni Novanta. Nello stesso castello dov’è stato fondato il gruppo Carlo I d’Ungheria aveva convocato Giovanni I di Boemia e Casimiro III di Polonia per approntare un fronte antiasburgico nel 1335. Il nome del sito, toponimo slavo in terra magiara, incarnava la possibilità di una collaborazione rispettosa delle identità di queste province di troppi imperi, due (poi tre) slavofone e una legata al ceppo ugrofinnico di derivazione altaica.

Rivista Limes 

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