1898
Émile Zola viene imprigionato dopo aver scritto il J’accuse, una lettera che accusava il governo francese di antisemitismo e di aver ingiustamente condannato al carcere Alfred Dreyfus.
A
seguito di un'inchiesta rapida e sommaria, venne accusato il capitano ebreo Alfred
Dreyfus e sottoposto a perizia calligrafica. Sulla base di tale perizia, il
Ministro della Guerra, generale Mercier, decise di far arrestare Dreyfus.
Intanto, il comandante du Paty de Clam, incaricato di condurre l'inchiesta, non
riuscì a scoprire nulla di concreto per incriminare il capitano ebreo ed era
quindi propenso a rinunciare al proseguimento dell'inchiesta. Mercier, invece,
per dare maggiore forza alla sua deposizione, fece allusioni ad ulteriori
lettere, ignorate sia dall'accusa che dalla difesa, che contribuirono in
maniera determinante alla condanna all'ergastolo e alla deportazione all'Ile du
Diable del capitano ebreo, il 5 gennaio 1895.
L'anno successivo, il nuovo capo della section de statistique, il luogotenente
colonnello Picquart, intercettò un messaggio di Schwartzkoppen al maggiore
Walsing-Esterhazy - che godeva di ottime conoscenze presso lo Stato maggiore
francese - e, a seguito di indagini sulla vita privata di quest'ultimo, scoprì
il vero colpevole. Intenzionato a parlare, venne allontanato e mandato a
comandare un reggimento di fucilieri in Tunisia.
Picquart, seppure lontano, sentì il bisogno di confidarsi con un amico,
l'avvocato Leblois. Questi non mantenne il segreto e, per ottenere le prove del
tradimento di Esterhazy, si rivolse al vicepresidente del senato,
Scheurer-Kestner, il quale riuscì a procurarsi una parte della corrispondenza
privata del maggiore. Nel frattempo, i dreyfusardi avevano iniziato la loro
controffensiva attraverso la stampa e importanti colpi di scena definirono i
contorni dell'intera vicenda.
In seguito, il 29 ottobre 1898 la Corte di Cassazione dichiarò
"ammissibile" la domanda di revisione del processo, inoltrata dalla
moglie di Dreyfus e, con l'avvento del nuovo Presidente della Repubblica, Emile
Loubet, si svolse a Rennes il secondo processo. Dreyfus venne dichiarato
"colpevole d'intesa con il nemico, con circostanze attenuanti" e
condannato a dieci anni di reclusione; solo il 19 settembre 1899 il Presidente
Loubet decise di firmare la grazia.
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