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mercoledì 23 febbraio 2022

Era il 23 Febbraio

 1898

Émile Zola viene imprigionato dopo aver scritto il J’accuse, una lettera che accusava il governo francese di antisemitismo e di aver ingiustamente condannato al carcere Alfred Dreyfus.

La vicenda Dreyfus, nata come un semplice episodio di spionaggio e come banale errore giudiziario, deve la sua celebrità ad una serie di fatti e situazioni che finirono per coinvolgere, alla fine del secolo scorso, tutta la vita politica e intellettuale francese, avviluppata in una situazione generale di malcontento e di insoddisfazione e scossa da profonde problematiche, quali il nazionalismo e l'antisemitismo.
Nel settembre del 1894, gli ufficiali del servizio di controspionaggio, la section de statistique - diretta dal luogotenente colonnello Sandherr, acquisirono un documento, il celebre bordereau, che annunciava all'addetto militare tedesco, von Scwartzkoppen, l'invio di alcuni documenti militari riguardanti l'artiglieria, le truppe di copertura e una nota sul Madagascar. Tale lettera costituiva la prova del tradimento di un ufficiale francese. 

A seguito di un'inchiesta rapida e sommaria, venne accusato il capitano ebreo Alfred Dreyfus e sottoposto a perizia calligrafica. Sulla base di tale perizia, il Ministro della Guerra, generale Mercier, decise di far arrestare Dreyfus. Intanto, il comandante du Paty de Clam, incaricato di condurre l'inchiesta, non riuscì a scoprire nulla di concreto per incriminare il capitano ebreo ed era quindi propenso a rinunciare al proseguimento dell'inchiesta. Mercier, invece, per dare maggiore forza alla sua deposizione, fece allusioni ad ulteriori lettere, ignorate sia dall'accusa che dalla difesa, che contribuirono in maniera determinante alla condanna all'ergastolo e alla deportazione all'Ile du Diable del capitano ebreo, il 5 gennaio 1895.
L'anno successivo, il nuovo capo della section de statistique, il luogotenente colonnello Picquart, intercettò un messaggio di Schwartzkoppen al maggiore Walsing-Esterhazy - che godeva di ottime conoscenze presso lo Stato maggiore francese - e, a seguito di indagini sulla vita privata di quest'ultimo, scoprì il vero colpevole. Intenzionato a parlare, venne allontanato e mandato a comandare un reggimento di fucilieri in Tunisia.
Picquart, seppure lontano, sentì il bisogno di confidarsi con un amico, l'avvocato Leblois. Questi non mantenne il segreto e, per ottenere le prove del tradimento di Esterhazy, si rivolse al vicepresidente del senato, Scheurer-Kestner, il quale riuscì a procurarsi una parte della corrispondenza privata del maggiore. Nel frattempo, i dreyfusardi avevano iniziato la loro controffensiva attraverso la stampa e importanti colpi di scena definirono i contorni dell'intera vicenda.
In seguito, il 29 ottobre 1898 la Corte di Cassazione dichiarò "ammissibile" la domanda di revisione del processo, inoltrata dalla moglie di Dreyfus e, con l'avvento del nuovo Presidente della Repubblica, Emile Loubet, si svolse a Rennes il secondo processo. Dreyfus venne dichiarato "colpevole d'intesa con il nemico, con circostanze attenuanti" e condannato a dieci anni di reclusione; solo il 19 settembre 1899 il Presidente Loubet decise di firmare la grazia.

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