Sappiamo ancora cosa significa vivere, pensare?
In un piccolo libretto "L'Isola senza memoria" la scrittrice, una giapponese, parla di cose che scompaiono e che ovviamente inquietano. A scomparire non sono però cose vistose, no. Senza che nessuno si accorga, lentamente scompaiono ... i francobolli, le rose da regalare ad una ragazza e moltissime altre cose che oggi danno sensazione di essere ... minuzie. Il tutto sta avvenendo proprio senza che la gente si accorga di nulla. Pare che si sia entrati nel mondo nell'obblio.
La stessa cosa sta capitando qui da noi -nei piccoli centri- e nessuno di noi, pur vivendo in regime democratico e di libertà, si accorge che ci vengono a mancare tanti beni, come i francobolli ed altri articoli che mandavano avanti la vita; addirittura cominciano a mancarci pure i ricordi, le riflessioni, pure quelle situazioni che sanno di immateriale: le "non cose".
Tutto ci pare sbiadito; siamo soltanto preda delle informazioni, quelle che il telefonino ci dà. Comincia a mancarci il sapere, dal momento che su tutto chiediamo al telefonino, dalla radice quadrata ai calcoli esponenziali.
Quanti di noi esseri umani, da un decennio all'altro, siamo diventati silenziosi e privi di stimoli, silenti perchè tutto lo attendiamo dallo smart ?
Qualcuno -fra quelli che ad oggi non hanno mai avuto a che fare con telefonini- comincia a preoccuparsi perchè pare che stia per scomparire pure l'uomo, l'uomo pensante.
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