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giovedì 17 febbraio 2022

Mestieri e ricordi. Quando nei paesi di Sicilia si sentiva dire "Mpara l'arti e mettila di latu".

   A Contessa Entellina, ai nostri giorni, quei pochi che qui vivono dispongono, più o meno, di un mezzo per potersi recare nei centri vicini per sbrigare le faccende della vita corrente: ambulatori medico-specialistici a Corleone, le spese personali e abitative particolari per il vivere, burocrazie varie, ed molto altro.

 Ci fu un periodo, primo e parzialmente secondo decennio dal dopo-guerra, in cui la vita nei piccoli paesini (e Contessa contava allora qualcosa in più di tremila abitanti) sapeva di autosufficienza, viene persino da scrivere di "autarchia". Qui venivano svolti tutti i secolari "mestieri" e si produceva tutto ciò che serviva per vivere, o per sopravvivere (a seconda dei punti di vista). 
 C'erano -in verità- dei beni che qui non si producevano e che necessariamente dovevano arrivare da fuori. Per esempio le giare per conservare l'olio per il consumo dell'intero anno dovevano arrivare da fuori e c'era "mastru Binidittu" che settimanalmente da Bisacquino con il carretto, il tipico carretto siciliano trainato da un mulo, carico di prodotti, qui carenti o assenti, portava sacchi di patate, giare per conservare l'olio dell'annata, e pochi altri articoli.

 Ed allora ci siamo chiesti come poter ricordare i tanti, tantissimi mestieri locali sul Blog, che allora consentivano l'autarchia contessiota ? 

 Ci siamo proposti di iniziare i ricordi e le riflessioni sul Blog a partire proprio dall'immediato dopo-terremoto quando ancora esistevano a Contessa Entellina poco più di ottanta licenze (così si chiamavano allora, adesso "autorizzazioni") per l'esercizio del commercio al minuto. E nel decennio precedente (ante terremoto) si superavano i cento "esercizi". 

 Esistevano -sempre nel dopo-terremoto- svariati soggetti, una sessantina (che raggiunsero ben oltre le cento unità quando un provvedimento legislativo ammise la categoria all'assistenza sanitaria), di ufficialmente iscritti alla "Cassa Mutua Artigiani". Anteriormente al terremoto '68, nei pressi della piazza insistevano almeno otto saloni (barbieri) per uomini, tre bar, e quattro negozi alimentari. Sempre per restare nella cinta della piazza vi erano due forni. Proveremo in seguito a riferire dei tantissimi punti vendita e artigianali non prossimi alla piazza. 

 Gli artigiani e i commercianti -pur trattando articoli provenienti dall'esterno (stoffe, ferramenta ed altro)-  lavoravano e trasformavano sul luogo -soprattutto negli anni cinquanta- materie per ricavarne manufatti. I sarti -per fare un esempio- in quel decennio erano localmente più o meno quindici per uomini e probabilmente altrettanti se non di più. per le donne.

(continueremo questa tematica perchè

ormai siamo tutti entrati nell'ottica che queste aree interne dell'Isola siano da abbandonare.

Nulla sappiamo infatti su cosa stiano per "saper fare" i politici per impiegare nelle aree interne i fondi Pnrr)

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