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domenica 13 febbraio 2022

Alle radici del Cristianesimo

Vocabolario

La legislazione: Nella Bibbia ebraica, il Pentateuco è chiamato la legge, la tora; infatti, raggruppa insieme le prescrizioni che regolavano la vita morale, sociale e religiosa del popolo. Per noi moderni, il tratto che colpisce di più, di questa legislazione, è il suo carattere religioso. Questo aspetto si incontra anche in certi codici dell'Oriente antico, ma in nessuna parte si ritrova una tale compenetrazione del sacro e del profano; in Israele, la legge è dettata da Dio, regola i doveri verso Dio, le sue prescrizioni sono motivate da considerazioni religiose. Ciò sembra ovvio per le regole morali del levitico; ma è molto più significativo che, in una stessa raccolta, siano mescolate leggi civili e penali e precetti religiosi, e che il tutto sia presentato come la carta dell'alleanza con Jahve. Di conseguenza, è naturale che l'enunziato di queste leggi sia collegato alle narrazioni degli avvenimenti del deserto, dove quest'alleanza fu conclusa.

  Poichè le leggi sono fatte per essere applicate, era necessario adattarle alle condizioni mutevoli degli ambienti e dei tempi. Ciò spiega perchè  nelle raccolte che stanno per essere esaminate, nello stesso tempo elementi antichi e formule o disposizioni che testimoniano preoccupazioni nuove. D'altra parte, in questa materia, Israele fu necessariamente tributario dei suoi vicini. Certe disposizioni del Codice dell'alleanza o del Deuteronomio e si ritrovano stranamente simili nei codici mesopotamici, nella raccolta delle leggi assire o nel codice hittita. Non ci fu nessuna dipendenza diretta, ma questi contatti si spiegano con l'irradiarsi delle legislazioni straniere o con un diritto consuetudinario  divenuto, in parte, patrimonio comune dell'antico vicino Oriente. (Gianfranco Ravasi, biblista italiano, teologo ed ebraista, cardinale   18-10-1942).

Un personaggio alla volta

Quando l'inquietudine  è 

spinta al cammino.

1)   Il senso della vita. (Dio nel mondo: colloquio di Joseph Ratzinger con Peter Seewald).

Domanda: Amore è una parola che si pronuncia con eccessiva faciloneria. Ma chi sa davvero che cos'è l'amore? Come Dio ci ama ad esempio? Abbiamo già parlato di quel Dio apparentemente "irato". C'è chi afferma che Dio annuncerebbe anche messaggi minacciosi. Come si presenta quest'amore divino che ci viene donato?

Risposta: Innanzitutto la collera non contraddice assolutamente l'amorer. Un padre, ad esempio, Lei lo sa meglio di me, deve anche essere capace di collera, quando si appella alla coscienza del figlio, proprio perché lo ama. E verrebbe meno ai doveri che gli impone l'amore se, per quieto vivere, per facilitare l'esistenza a sè e al figlio, rinunciasse a intervenire criticamente. nella sua vita, a raddrizzarla.

 Sappiamo che bambini viziati a cui tutto è concesso, alla fine spesso non rierscono a venire a capo della vita perché la vita non li risparmia e loro non hanno imparato ad imporsi una disciplina e a cercare la strada giusta. O se, ad esempio, somministro a un tossicodipendente la droga che lui desidera perché voglio essere "buono" con lui, invece di distoglierlo dagli stupefacenti (il che sarebbe per lui molto impegnativo), allora non si può parlare di vero amore.

 Detto in altri termini: l'amore autentico non è sempre cedimento, mollezza e mere smancerie. Da questo punto di vista, un Gesù troppo dolciastro o un Dio che dice sempre si sì, che è sempre gentile, è solo una caricatura del vero amore. Poichè Dio ci ama, poiché vuole che cresciamo nella verità deve anche essere esigente e anche correggerci. Dio deve fare quello che con un'espressione figurata chiamiamo "collera di Dio", cioè deve opporci resistenza quando abdichiamo a noi stessi e ci ritroviamo in pericolo.

DomandaSuona molto serio.

Risposta: E' importante riconoscere che l'amore autentico implica anche una grande serietà.  Desidera per l'altro ciò che è davvero bene ed has per questo il coraggio di opporglisi laddove questi confonde il bene, laddove corre ciecamente verso il precipizio.

 Con ciò abbiamo già parlato del lato positivo dell'amore: ama l'altro; vuole il meglio per lui, vuole che sia felice e trovi se stesso. E perciò l'amore è buono con lui. Ma essere buono con l'altro significa lasciarsi guidare da ciò che è davvero  buono e sforzarsi di aiutarlo a diventare davvero buono. Un vero atto d'amore è quello che si radica nel bene e che sfocia ugualmente nel bene.  E così, da un lato, componente dell'amore è l'autorinuncia, il donarsi all'altro, e, dall'altro, il sostegno all'altro. Un aiuto a non chiudersi in se stesso e ad esaurire tutto in se stesso, ma al contrario a trovare la strada per fuoruscire da sé, la strada del chicco di grano.

Segue:  Dio nel mondo: (colloquio di Joseph Ratzinger con Peter Seewald).

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Chiesa e rito bizantino

E' la Chiesa dei primi secoli, dopo che l'Impero romano addivenne al riconoscimento, con Costantino, del Cristianesimo. Conserva nelle celebrazioni molti aspetti di chiesa imperiale e patriarcali di Costantinopoli, la capitale allora dell'Impero Romano.

Comprende in sè: il rito greco bizantino, il melchitico  bizantino (anche in lingua araba), il georgiano, il rumeno, lo slavo, il russo, il ruteno, il bulgaro.

Su tutte le varianti è presente l'influsso costantinopolitano.

La ritualità della Chiesa di tradizione bizantina si caratterizza nel linguaggio composto di segni vocali, gestuali, strumentali, tutti fra loro connessi e tendenti ad una espressività.

(Segue)


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