La prima volta di una intervista, in diretta, ad un Papa.
Alcuni tratti dell'intervista
I migranti e la cultura dell'indifferenza
Il Papa parla della «cultura dell'indifferenza», di cui «siamo ammalati»: «C'è un problema di categorizzazione, di primo e secondo posto e le guerre, mi dispiace dirlo, in questo momento sono al primo posto. Bambini, migranti, poveri, coloro che non hanno da mangiare non contano, sono nelle categorie basse, non sono al primo posto. Nell'immaginario universale quello che conta è la guerra. Con un anno senza fare armi si può dare da mangiare e fare educazione per tutto il mondo in modo gratuito, ma questo è in secondo piano. Si pensa alle guerre, è duro ma è la verità. La prima categoria è la guerra, gli altri al secondo posto. Guerra ideologica, commerciale, di potere, per andare avanti e tante fabbriche di armi.
La guerra è un controsenso della creazione
La guerra è «un controsenso della creazione». Dio «crea gli uomini, e però subito vengono le guerre. È un controsenso della creazione. Per questo la guerra è sempre distruzione. Lavorare la terra, curare i figli, portare avanti una famiglia, lavorare per la società significa costruire. La guerra, invece, distrugge».
Quello che si fa con i migranti è criminale
Il Mediterraneo è «un grande cimitero», dice ancora il Papa. « «Ci sono lager nella Libia», «dobbiamo pensare alla politica migratoria» e l'Europa deve farlo insieme, «l'Unione europea deve mettersi d'accordo» evitando che l'onere ricada solo su alcuni Paesi come «l'Italia e la Spagna».
«Ci sono immagini, ci sono lager di trafficanti: cosa soffrono nelle mani dei trafficanti coloro che vogliono fuggire! Soffrono, poi rischiano per traversare il Mediterraneo, e poi alcune volte sono respinti. Qualcuno che ha la responsabilità locale dice "qui non vengono", e ci sono queste navi che girano por trovare il porto... "No, che muoiano sul mare". Questo succede oggi. Una cosa è vera: ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere, questo è un problema di politica interna e dev'essere pensato bene. Per gli altri c'è l'Unione Europea. Così si fa l'equilibrio, ma in comunione. Adesso c'è ingiustizia, vengono in Spagna e in Italia, i Paesi più vicini. Non li ricevono altrove». Per il Papa, «il migrante sempre va accolto, va accompagnato, va promosso e va integrato». «Poi ci sono paesi che con il calo demografico che vivono ad esempio Spagna e Italia, hanno bisogno e un migrante integrato aiuta quel Paese. Dobbiamo pensare intelligentemente alla politica migratoria, una politica continentale, e responsabilità nostra. E il fatto che il Mediterraneo sia il cimitero più grande ci deve far pensare».
«Di fronte alle tragedie, non basta vedere,
bisogna sentire e toccare»
«Quando Gesù parla di come bisogna comportarci, usa la parabola del buon Samaritano. Due persone, magari anche brave, vedono un uomo ferito a terra, e passano oltre. Il samaritano si ferma, tocca, sente la sofferenza, e agisce. Di fronte alle sofferenze noi spesso vediamo e passiamo oltre, dimentichiamo. Vedere non basta, bisogna sentire, toccare. Quando c'è qualcuno che arriva a confessarsi, spesso chiedo: quando dai l'elemosina, tocchi la mano della persona a cui la dai? Lo guardi negli occhi? Medici e infermieri, in questi anni di pandemia, hanno toccato il male, e hanno scelto di restare».
Nessun commento:
Posta un commento