In Sicilia i comuni sono lontani dall'essere virtuosi; per virtuosi intendiamo "t-r-a-s-p-a-r-e-n-t-i".
Su 660 enti pubblici (oltre ai Comuni sono obbligati ad essere trasparenti tutti gli enti e tutte le aziende partecipate) che sarebbero obbligati a rendere disponibili sul web istituzionale "dati", "cifre" e "conti" moltissimi fanno finta di non capire, di non avere capito, e magari continuano a spendere soldi affidando incarichi agli avvocati (ovviamente amici degli amministratori e/o dei dirigenti) per chiedere pareri interpretativi della legge.
Tanti di noi conoscono dirigenti (ovvero leccac... di politicanti) da €. 250 mila euro annui, che dovrebbero essere una specie di cassaforte del sapere e della capacità umana, invece l'unica capacità di cui dispongono è di essere furbi, disonesti e ....
E' chiaro che costoro, attorniati da 25 consulenti legali, tecnici e parassiti non hanno interesse a conoscere le previsioni normative sulla Trasparenza.
Nostra convinzione è che in tutti gli enti ove abbondano stratosferiche retribuzioni e consulenze a non finire è palese, è o-v-v-i-o che esista la corruzione. In questi enti esiste opacità e carenza di trasparenza.
Non ci risulta che finora per violazione della normativa sulla trasparenza siano scattate "sanzioni".
Di nessun tipo.
Eppure le pene esistono
Pene pecuniarie, da 500 a 10.000 euro, per i burocrati che violano gli obblighi di trasparenza previsti dal Decreto 33/2013 fino ai 30 euro al giorno in caso di ritardo nella conclusione dei procedimenti amministrativi (ai sensi della più recente legge 98/13).
Ma chi applica queste sanzioni? La Civit (adesso ANAC), con la Delibera 66/2013, ha stabilito l’obbligo per ciascuna amministrazione di disciplinare con proprio regolamento il procedimento sanzionatorio.
Figurarsi che i mascalzoni si autoregolamentino !!ì
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