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martedì 18 marzo 2014

Papas Kola Bufalo, chiese e patrimonio culturale di Contessa ... ... di Calogero Raviotta

Nella ricorrenza del decimo anniversario della morte (2004-2014) di papas Kola Bufalo, parroco a Contessa Entellina per 25 anni (1968 - 1993), come amico,  contessioto e presidente dell'Associazione Culturale "Nicolò Chetta", sento il dovere di ricordare il suo costante impegno dedicato oltre che alla sua attività pastorale anche alla conservazione del patrimonio culturale locale delle varie chiese di Contessa (edifici storici, opere d'arte, tradizioni, ecc.).
Da sinistra Papas Nicola Bufalo, Nicola 
Graffagnini e Papas Vito Stassi
Nato a Palazzo Adriano nel 1926, svolge la sua missione pastorale a Contessa Entellina dal 1967 al 1993 (arciprete della Chiesa Madre “SS. Annunziata e S. Nicolò” dal 1968), quindi a Piana degli Albanesi (arciprete della chiesa cattedrale) fino al 1996 ed infine, stabilitosi a Palazzo Adriano, continua  a collaborare con varie parrocchie della diocesi. Nel 2000, per motivi di salute, si ritira a Roma presso i suoi parenti, ivi residenti. Il suo stato di salute negli ultimi tempi si aggrava notevolmente  ed il  4 aprile  muore a Roma.
Sebbene non sia nato a Contessa, si affeziona tanto alla comunità contessiota e dedica tutte le sue energie  alla parrocchia affidatagli.
Parroco per 25 anni nel periodo post-terremoto, il più travagliato del paese negli ultimi secoli, si adopera con costante impegno per la ricostruzione ed il restauro delle chiese. Sempre attivo promotore e attento nella esecuzione delle opere, sacrifica anche risorse finanziarie personali, perché tutto sia  restaurato o ricostruito con decoro ed a regola d’arte.
La sua opera é  particolarmente utile perché svolta in un momento storico molto difficile per Contessa, che non rimane estranea allo sconvolgimento sociale, economico, culturale e conseguentemente anche religioso, verificatosi a seguito del terremoto del 1968 nella Valle del Belice.
La sua presenza a Contessa, in un contesto generale così travagliato, é da considerare provvidenziale per l'impegno attivo e spontaneo sempre riservato ai suoi compiti di parroco della Chiesa Matrice, su cui grava principalmente il dovere di conservare, sviluppare e valorizzare il patrimonio e le tradizioni religiose della comunità locale.
Il suo impegno tenace e puntuale assicura, senza soluzione di continuità e nonostante le difficoltà, l'attività pastorale con la solenne celebrazione delle principali festività, contribuendo così in maniera determinante alla conservazione delle tradizioni religiose locali e della fede cristiana dei contessioti.
Senza il suo impegnativo interessamento inoltre oggi non sarebbero agibili e aperte al culto gli edifici a lui affidati.

Papàs Kola Bufalo
Col suo intervento infine viene restaurata  la VARA della Madonna della Favara, una delle espressioni artistiche più preziose del patrimonio culturale locale, riuscendo a sostenere le notevoli spese con contributi significativi ottenuti dalla Comunità Montana di Corleone e dalla Camera di Commercio di Palermo.
Significativi anche tanti altri suoi interventi, opere e iniziative, piccole e grandi, poco note o ignorate, finalizzate comunque a rendere più belle e accoglienti le chiese (restauri, manutenzioni, acquisti, ecc. di paramenti, suppellettili, impianti, ecc.) e più viva la fede religiosa della comunità.
La sua lunga e impegnativa attività svolta a Contessa comprende anche episodi che  qualche volta provocano polemiche e incomprensioni, ma é noto che il comportamento e le decisioni di chi svolge una funzione pubblica (sindaco, parroco, ecc.) purtroppo non trovano sempre unanimi consensi.
Nel processo di crescita della comunità contessiota, son convinto che il suo apporto sia stato sempre di portare pietre per costruire e non di gettare sassi per demolire.
Ogni anniversario é occasione di riflessione e penso che i contessioti abbiano il dovere di ricordare la figura di papas Kola, per quanto ha fatto in 25 anni di presenza a Contessa, tenendo presente la sua situazione personale, familiare e di salute.
Tanti contessioti e non, che l'hanno conosciuto, lo ricordano infatti per il suo attivismo instancabile, per l’attenzione dedicata al restauro delle opere d’arte della chiesa ed alla conservazione delle tradizioni religiose e per la sua piena disponibilità e dedizione in ogni circostanza: un uomo che credeva nella sua missione di sacerdote come servizio per l’intera comunità affidatagli.
In relazione agli episodi, che negli anni passati hanno turbato la serenità dei rapporti tra le due parrocchie,  che però recentemente con i nuovi due parroci sono tornati alla normalità, al riguardo non pochi contessioti hanno commentato: " se ci fosse stato papas Kola, certe cose non sarebbero successe!".  Mi viene in mente il noto proverbio :"Vox populi, vox….", che non mi sembra al riguardo non pertinente.

"Zona di Trasferimento": nuova chiesa SI, nuova chiesa NO?
Nel blog del 2 marzo 2014, dedicato alle chiese di Contessa in generale, poche righe sono state dedicate ad una chiesa di Contessa, progettata e finanziata ma mai costruita. Si tratta della chiesa "SS. Pietro ed Andrea" (due santi apostoli fratelli). Questo sarebbe stato il titolo di dedicazione simbolicamente più significativo: uno (Pietro) rappresenta la tradizione della Chiesa di rito romano e l'altro  (Andrea,  "protoklitos", cioè primo apostolo chiamato da Gesù) rappresenta invece la  Chiesa  di rito bizantino. La nuova chiesa infatti deve assicurare i servizi religiosi a tutti i fedeli residenti nel nuovo quartiere di Contessa, che appartengono  in parte al rito romano ed in parte di rito bizantino.
Papas Kola Bufalo va ricordato anche per due iniziative adottate per assicurare l'assistenza religiosa ai contessioti residenti nella "Zona di Trasferirmento": cappella provvisoria nel locale "Mercato coperto" e progetto per la costruzione di una nuova chiesa.
Dall'Amministrazione comunale, a seguito di formale richiesta motivata,  a  papas Kola viene affidata in comodato  l'edificio "Mercato coperto", mai utilizzato per  la sua originaria destinazione d'uso. Dopo i necessari interventi di manutenzione ordinaria, dal 26 maggio 1991 l’edificio, convenientemente arredato (altare, sedie, icone,  arredi sacri, ecc.) per qualche anno è utilizzato come luogo di culto per la numerosa  comunità  residente nella "Zona di trasferimento". Dopo qualche anno però viene revocata la concessione in comodato e conseguentemente vengono sospesi i servizi religiosi nel nuovo quartiere, dove ogni anno aumenta il numero dei residenti, per la costruzione di nuove abitazioni, e dove il trasferimento delle persone non é però accompagnato dall'attivazione di esercizi e servizi di interesse pubblico,  (negozi, bar, chiesa, circoli ricreativi, ecc.), che rimangono quasi esclusivamente nel vecchio centro abitato.
Il progetto di costruzione della nuova chiesa, definito e finanziato, rimane in attesa di realizzazione, nonostante le sollecitazioni di papas Kola, perché emergono posizioni diverse al riguardo da parte dei cittadini, degli amministratori comunali e del clero. Alcuni pensano che a Contessa ce ne siano già troppe di chiese (quattro nel  vecchio centro urbano), altri ritengono che la chiesa va costruita per non perdere il finanziamento pubblico, altri infine temono che i fondi disponibili non siano sufficienti per completare la costruzione della chiesa e renderla fruibile. In questo contesto e contrasto di opinioni passano oltre 25 anni e la chiesa non è  ancora costruita. Molti si domandano che fine hanno fatto il progetto ed il finanziamento e si pongono anche l'interrogativo:"come risponderebbero, con un eventuale referendum, i contessioti al quesito "Chiesa nuova SI, chiesa nuova NO?". Una nuova chiesa va costruita e va aperta al culto non certo perché risponde alla posizione di singoli cittadini, pubblici amministratori o singoli membri del clero, ma perché risponde ad una esigenza effettiva della metà della popolazione di Contessa, che è residente nella "Zona di Trasferimento". Quindi la questione non va posta  nei termini "Le quattro chiese del Centro storico bastano", perché non è il numero delle chiese aperte al culto che ha rilevanza, ma la loro ubicazione e utilizzazione, perché gli edifici destinati a servizi di interesse generale devono essere fruibili dove sta la gente e non c’è nessun dubbio che la nuova chiesa della “Zona di Trasferimento” a Contessa è prevista in mezzo alle abitazioni dove vive il 50% dei contessioti (circa 1000 residenti effettivi).

La chiesa va costruita e  perché tale opera pubblica risponde ad una effettiva esigenza della numerosa comunità residente nel nuovo quartiere ed in particolare  degli anziani, dei bambini  degli invalidi e di quanti hanno delle difficoltà per raggiungere le chiese di Contessa, tutte ubicate nel vecchio centro urbano. Questa aspettativa rimarrà per sempre nel mondo dei sogni? Credo che possa risultare doveroso e utile che l'autorità civile ed ecclesiastica interessata pongano fine a questi interrogativi con un comunicato definitivo e chiaro.
Calogero Raviotta

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