Costruzione, ampliamenti, ricostruzioni e restauri
Non
si conosce l' esatta data di costruzione
della Chiesa della Madonna della Favara, più precisamente di Maria SS.ma delle
Grazie. Si tramanda, come testualmente scrive il parroco latino Atanasio
Schirò, che “la chiesetta sia stata
eretta nell’occasione di essersi rinvenuta sotterra una lastra di pietra ove
era mirabilmente effigiata la Madre di Dio”. La chiesetta è stata comunque
costruita nel secolo XVI, perché all'inizio del secolo XVII è citata nel
decreto del 1° giugno 1603 del vescovo di Girgenti, che approva i
Capitoli della “Compagnia della Madonna
della Grazia, nominata della Favara nella terra della Contessa".
Originariamente
la cappella della Madonna della Favara
sorge fuori il centro abitato, "fuori terra" come testualmente
riportato nel resoconto di una visita pastorale del vescovo di Agrigento,
pertanto è una chiesetta rurale,
la cui presenza favorisce successivamente l'espandersi dell'abitato, tanto da
trovarsi nei secoli successivi al centro di un grande quartiere.
La cappella è utilizzata dai
membri di tale confraternita, che inizialmente sono quasi esclusivamente “arbëreshë”, essendo pochissimi i “liti” nel casale di Contessa, come documentato dai riveli del
1592 e del 1623 (testo nel blog del 15 marzo 2014), anche se nei decenni
successivi saranno sempre più numerosi.
Dopo
che diventa sede della parrocchia latina (1698), forse per mancanza di
manutenzione idonea, la chiesa purtroppo, nei primi decenni del secolo XVII, è ridotta in pessime condizioni e si teme che
venga chiusa al culto, come attestato da una relazione del 1740 del Visitatore della casa Colonna: “la
parrocchia latina è troppo indecente, quantochè dubitano che il Prelato ordinasse chiuderla”.
Per volontà del principe Colonna, per
l’impegno di don Michelangelo Musacchia, dal 1750 curato dei latini, e con
l’apporto di tutti i contessioti, greci e latini, la cappella della Madonna
della Favara, con i lavori eseguiti dal 1751 al 1771, viene restaurata,
ampliata ed abbellita.
In un manoscritto del 1771
(archivio parrocchia greca) al riguardo è riportato:
* “I latini però terminato che
fu il materiale di tutta la fabbrica vi posero una lapide, in cui si stava
scritto qualmente quel tempio era stato eretto a spese dei latini e che perciò
non più ai greci ad essi pell’avvenire spettava”…..
*“Ognuno secondo le proprie
forze, colle fatiche personali i poveri, all’ingrandimento della loro
parrocchia, e comeché le famiglie più
comode sono appunto quelle degli albanesi in quella terra, vi accorsero quegli
più d’ogni altro all’ampliamento di quel tempio, e molto più che era loro
proprio”……
* “Tosto si opposero i greci
contro i latini nella corte vescovile di Girgenti: vinsero la causa,
strapparono l’affissa ingiusta lapide piantata in un fondo alieno
coll’exequatur della medesima Corte vescovile”.
La chiesa è in
gran parte di nuovo distrutta nel 1843: la sera del
21 febbraio un furioso temporale fa crollare gran parte della chiesa della
Madonna della Favara e la sede della parrocchia latina è trasferita
provvisoriamente nella chiesa delle Anime Sante fino a quando, sempre con
l’apporto di tutti i contessioti, viene
ricostruita e resa agibile. Ulteriori lavori di ampliamento (cappella lato sud)
e di abbellimento sono eseguiti in vari
periodi, in particolare dopo il terremoto del 1968, ed oggi la chiesa della
Madonna della Favara è regolarmente aperta al culto.
Durante
i lavori di restauro e di consolidamento della chiesa, eseguiti nell'ultimo
decennio del secolo scorso con i fondi della ricostruzione, viene individuato,
sotto il pavimento un ampio locale rettangolare, che si estende dai primi
gradini dell'altare maggiore fino ai primi banchi, davanti all'altare del
Crocifisso. Dalle testimonianze raccolte tra gli operai del cantiere di
ricostruzione sembra che questo locale, utilizzato come ossario del cimitero della chiesa, sia la cappella
costruita per custodire l'immagine della Madonna trovata nelle vicinanze della
sorgente Favara (Madonna del Muro), come sopra riportato in uno scritto di
Atanasio Schirò. Le caratteristiche di questo locale sono analoghe a quelle
della vecchia cappella trovata nella chiesa parrocchiale greca dopo i lavori di
restauro (oggi visitabile con accesso dalla navata laterale destra).
Dopo
il crollo del 1843, per la seconda volta i contessioti, in una generosa gara
di solidarietà, manifestarono la loro
devozione alla Madonna contribuendo con denaro e con varie collaborazioni gratuite a ricostruire
tempestivamente la chiesa.
Tutti
i contessioti, uomini, donne, bambini e anziani, sono impegnati per la
ricostruzione della chiesa: gli uomini trasportano la sabbia dalle cave della
Brigna e le pietre dalla cava Honi, mentre le donne trasportavano l'acqua dalle
sorgenti più vicine (Favara e Canale).
Si
tramanda che, durante i lavori di ricostruzione della chiesa, la
statua della Madonna rimane esposta
sulla grande roccia, che si
trova nel fondo della famiglia Liuzza Antonino, attiguo al sentiero che porta
verso la contrada Tarmaggio.
Le
donne e gli anziani vegliano pregando la statua della Madonna circondata da
fiori, posta sulla roccia e rivolta
verso la contrada Honi, perché protegga quanti sono impegnati nel pericoloso lavoro di estrazione e
trasporto delle pietre necessarie per la ricostruzione della chiesa.
Ricostruita
la struttura della chiesa, nei decenni successivi i Contessioti continuano a
manifestare la loro gratitudine e devozione alla Madonna dotando la chiesa di un grande organo a canne (1871),
ornando con marmi la cappella monumentale della Madonna (1878), sopra l'altare
centrale, abbellendo la volta, l'abside e le varie cappelle con stucchi, ori,
statue, affreschi. Il pavimento è rifatto in marmo. La chiesa è anche dotata di
suppellettili e arredi nuovi, grazie
all'impegno del clero ed alle offerte dei contessioti residenti o emigrati, che
conservano un vivo ricordo del paese natio ed una profonda devozione verso la
Madonna della Favara.
Dopo la rimozione della lapide
posta dai latini, a conclusione dei lavori di restauro della chiesa nel 1751, “per torre, in futurum, ogni pietra di scandalo rissa, si divenne tra
il clero greco e latino di fare nel 1754, per gli atti di notar don Salvatore
Schirò, una solenne Transazione, in cui primo si convenne che tutte le
antiche e principali giurisdizioni della
Matrice chiesa greca, di cui é filiale l’accomodata parrocchia dei latini,
appuntino si osservassero intatte; secondo che i latini ratificavano qualmente
la chiesa della SS. Vergine della Favara era “de jure proprio” dei greci; e che
i latini eglino permettevano il solo uso della chiesa a loro accomodata, finché
fabbricassero questi un proprio loro tempio; terzo, che in vivo momento
ed esecuzione di questo accordo i greci ogni anno dovessero solennizzare, essi,
la quindicina dell’Assunta sino al quindici di agosto in suddetta accomodata
chiesa; quarto, pel medesimo fine, nel condurre ogni anno la sacra Bolla
della Crociata, il parroco greco uscendo dalla matrice in processione avesse ad
entrare nella sudetta accomodata chiesa ed ivi celebrarvi messa cantata solenne
e farvi la spiega d’essa Bolla; quinto finalmente, che la festa della
nascita di Maria agli otto di settembre, ogni anno, la solennizzassero, con
vespero, messa cantata e processione, i greci ed in caso che il parroco greco
non avesse comodo di intervenire, allora dovesse egli destinare a qualsivoglia
del clero greco per supplire le veci del parroco greco nelle sudette
processioni; e se mai il parroco latino si volesse intervenire nella suddetta
processione, col clero, sta in sua libertà”.
Questa transazione viene convalidata con Sovrana risoluzione, 5
agosto 1845, comunicata con Real
rescritto del dì 9 di detto mese ed anno tanto alle autorità ecclesiastiche che
civili, con la quale il re Ferdinando II ordina che”dai due cleri di Contessa
si eseguisse la transazione 6 settembre 1754, come quella, che dalla sua
costante osservanza si erano avuti i più felici risultati."
La Transazione viene anche confermata con decreto dell’ arcivescovo di
Monreale (10.11.1900): “veduta la istanza del parroco latino di Contessa
Entellina e i documenti dal medesimo prodotti; vedute le repliche del parroco
greco alla istanza suddetta; considerando che con sovrano rescritto del 9
agosto 1845 onde porsi termine alle questioni allora insorte tra i due cleri,
latino e greco, fu disposto doversi eseguire la transazione del 1754, con la
quale erano stati stabiliti i rispettivi diritti e prerogative circa la
festività di Maria SS.ma delle Grazie, che si celebra il dì 8 settembre
d'ogni anno nella chiesa medesima; che
di fronte a tale rescritto, fondato sulla osservanza delle transazioni
anzidette, ultrasecolari, sia opera vana quella di rivangare il passato
sull'origine del locale di Contessa e su tutt'altro addotto dal parroco latino,
la sovrana determinazione mirò certamente a che non risuscitassero più oltre i dissidi tra le due parrocchie, ed essa ha tutta l'importanza
e tutto il valore per troncarsi ogni questione sul proposito; dichiariamo che si debba stare fermi alla
osservanza del passato circa all'esercizio dei rispettivi diritti e prerogative
dei due cleri salvo, secondo i casi, i provvedimenti da emanarsi dalla Suprema
Autorità Vescovile per le modalità del detto esercizio. Datum Monte Regali
die 10 novembris 1900".
(chiesa Favara -
continua)
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