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domenica 23 marzo 2014

Cosa conosciamo degli ebrei ? n. 1

L'emancipazione degli ebrei in Europa.
A molti la libertà religiosa appare ovvia, eppure in Sicilia negli anni in cui arrivavano gli arbèresh che fuggivano dall'Albania invasa dagli islamici turchi, venivano cacciati poco meno di cinquantamila "siciliani" di religione ebraica.
Le religioni sono stati nella storia dell'uomo -in moltissime occasioni- pretesto di guerre.
Ponendo l'attenzione sull'era moderna rileviamo che solamente nel 1782 nell'Impero asburgico viene emesso un editto di tolleranza nei confronti degli ebrei. 
In Francia con la Rivoluzione viene promulgata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino nel 1789, che verrà imposta da Napoleone pure in Italia. Nella Dichiarazione veniva proclamata, fra l'altro, la libertà di culto e il godimento dei diritti politici per tutte le minoranze religiose.
Nel 1814 tuttavia la restaurazione aveva cancellato le conquiste liberali e aveva ristabilito in tutti gli stati italiani  il divieto di praticare culti diversi da quello cattolico. Ne furono vittime in particolare gli ebrei , espulsi immediatamente dagli impieghi pubblici e dall'insegnamento, obbligati a vivere nei ghetti, , senza la possibilità di possedere immobili e in taluni casi, obbligati a portare un segno distintivo e fatti oggetto di umilianti cerimonie di sottomissione.
Le questioni dell'emancipazione ebraica e del riconoscimento della libertà di culto furono tra i temi più sentiti dalla cultura liberale dell'Ottocento, che nell'emancipazione ebraica vedeva anche un possibile contributo allo sviluppo economico italiano.

Carlo Cattaneo nel 1835 sostenne la necessità di spezzare la catena di interdizioni economiche e politiche cui erano sottoposti gli ebrei.
Vincenzo Gioberti, Niccolò Tommaseo, Cesare Balbo e numerosi altri esponenti liberali si impegnarono a sostenere la causa dell'emancipazione ebraica.
I fratelli Massimo e Roberto D'Azeglio nel 1847 pubblicarono due petizioni a Carlo Alberto per il riconoscimento dei diritti civili e politici delle minoranze ebraiche e valdesi (questi ultimi presenti soprattutto in Piemonte). 
Nel nuovo clima del 1848, dopo le iniziative di Pio IX, che per primo aprì le mura del ghetto ebraico di Roma, il Regno di Sardegna sancì nello Statuto albertino il principio della tolleranza religiosa e il nuovo Parlamento subalpino emanò una serie di leggi che riconobbero definitivamente il diritto di culto e i diritti civili e politici alle minoranze ebraiche e valdesi. Tolleranza che solo la Costituzione Repubblicana del 1948 trasformerà in diritto.

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