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sabato 15 marzo 2014

Significato di “Arbëreshë” e “Liti” ovvero di “Greci” e “Latini” a Contessa ... ... di Calogero Raviotta

Perché la festa della Madonna della Favara è celebrata dal clero greco? 
Contessa è stata fondata dai “greci”  o dai “latini? 
Quanti sono  i “greci” ed i “latini a Contessa? 
“greci” o “latini” si nasce o si diventa?, 
Quali sono gli episodi di dialogo e quali i momenti di maggior contrasto tra  “greci” e “latini”?....?

Per dare una risposta a queste e ad altre  domande occorre chiarire preliminarmente il significato generale o specifico che a Contessa si attribuisce alle parole “arbëreshë” e  “liti” ovvero “greci” e “latini”.
Le due parole “greco” e “latino” vengono usate a Contessa Entellina per indicare l’appartenenza di ogni membro ad una delle due componenti, che costituiscono la locale comunità italo-greco-albanese. 
Nell’antica lingua albanese, ancora parlata a Contessa Entellina, i “greci sono chiamati “arbëreshë” ed i “latini” “litì”.
In generale “arbëreshë” sono i “contessioti”  e “liti” sono i “non contessioti”.  Per l’aspetto etnico però il termine “arbëreshë”  indica specificatamente i discendenti delle famiglie greco-albanesi, che ripopolano e ricostruiscono il casale di Contessa, dalla seconda metà del secolo XV, mentre il termine “liti” indica i discendenti delle famiglie delle località limitrofe o di altra provenienza, che dal secolo XVII ad oggi vivono stabilmente a Contessa.

Contessa fondata dagli “arbëreshë” o dai “liti”?
Gli “arbëreshë” sostengono di essere i fondatori di Contessa, mentre i  “liti” affermano che Contessa esisteva
già prima dell’arrivo dei Greco-Albanesi.
Le due tesi hanno entrambe una base di verità. L’esistenza del casale di Contessa è infatti documentato già dal secolo XII (Diploma del re Guglielmo II del 1178), quindi il villaggio medioevale, denominato prima “Vinea Comitissae  (vigna della Contessa) e poi casale di Contessa, è fondato e popolato da “siciliani” ma, rimasto  abbandonato e disabitato per qualche tempo (secoli XIV e XV), viene ricostruito e ripopolato da famiglie greco-albanesi dalla seconda metà del secolo XV. Gli “arbëreshë” sono quindi i fondatori di Contessa dell’Era Moderna, che  si sviluppa significativamente dopo il 1500, quando i Cardona-Peralta concedono, prima in affitto (1517) e poi in enfiteusi, ai Greco-Albanesi (1520-1521)  due feudi (Contesse e Serradamo).

I contessioti cattolici di rito romano e di rito bizantino
A Contessa le parole “arbëresh” e “litì” hanno inoltre un significato religioso ed ecclesiastico peculiare, perché indicano l’appartenenza o alla comunità parrocchiale di rito bizantino o alla comunità parrocchiale di rito romano. Infatti a Contessa operano due parrocchie, una di rito romano ed una di rito bizantino, perché i fedeli, pur essendo tutti cattolici, testimoniano la fede cristiana, alcuni secondo la tradizione orientale (greci)  ed altri secondo la tradizione occidentale (latini).
Può risultare utile sinteticamente chiarire e precisare a questo punto il significato dei riti presenti ed ancora oggi praticati nella Chiesa Cattolica Italiana.
 “Il rito é il patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di vivere la fede, che é proprio di ciascuna Chiesa sui juris” (Can. 28, comma 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali).
Il rito romano -  proprio della città di Roma - fu esteso alle diocesi italiane (tranne Milano, che ha mantenuto il rito detto "ambrosiano"), poi si diffuse per tutta l'Europa, sostituendosi ai riti particolari delle Gallie e della Spagna, e divenne il rito universale delle chiese evangelizzate da Roma mediante l'attività missionaria.
Il rito greco e bizantino -  proprio del Patriarcato di Costantinopoli, delle Chiese di lingua greca e di quelle che da loro ricevettero l'organizzazione ecclesiastica (Bulgaria, Serbia, Russia, Romania, Melchiti e Ortodossi del Medio Oriente) -  fu praticato  in Italia dalle colonie italo-greche (dal secolo VII) ed é ancora fedelmente mantenuto da alcune comunità italo-albanesi (dal secolo  XV).

 “Arbëresh” o “litì” si nasce o si diventa?
Nella identità di un “litì” o di un “arbëresh” non sempre sono presenti le tre caratteristiche sopra citate (origine etnica, rito di appartenenza e lingua parlata), perché, a seguito di vicende personali,  familiari o socio-culturali,  si è determinata anche una identità “mista”: alcuni contessioti, “arbëreshë” per l’origine etnica (Lala, Clesi, ecc.), sono “liti” per il  rito, cioè fedeli della parrocchia  latina,  ed alcuni “liti” (Lo Jacono, Liuzza, ecc.) per l’origine etnica invece sono “arbëreshë” per il rito, cioè fedeli della parrocchia greca. Leonardo Lala, il noto poeta scrittore popolare di Contessa (“Narduci”), diceva di essere un “arbëresh”-“litì”, cioè discendente da famiglia di origine albanese, quindi “arbëresh”, passato però dal rito greco al rito latino, quindi anche “litì”. Può risultare al riguardo significativo ricordare inoltre la posizione di due noti sacerdoti di Contessa: il canonico Atanasio Schirò, pur appartenendo a famiglia  arbëreshe, è stato parroco latino, perché la sua formazione culturale ed ecclesiastica è avvenuta in istituzioni di rito latino (Seminario di Monreale), mentre papas Jani Di Maggio, pur appartenendo a famiglia di origine “litì”, è stato parroco greco, perché la sua formazione religiosa ed ecclesiastica è avvenuta in istituzioni di rito bizantino (Seminario greco-albanese di Palermo e Pontificio Collegio Greco di Roma). Da quanto sopra considerato si può dedurre che “arbëreshë” o “litì”  non solo si nasce ma anche si diventa, secondo la formazione religiosa e culturale assimilata nel contesto familiare, sociale e istituzionale in cui si vive e si opera.

 “Greci” e “latini” a Contessa in numeri
I ”greci”, maggioranza a Contessa fino alla prima metà del secolo XVII, come risulta dai cognomi delle famiglie di seguito riportate, sono progressivamente diventati minoranza nei decenni e nei secoli successivi. Secondo i dati rilevati dal vicario curato latino don Michelangelo Musacchia nell'anno 1765 i latini sono 1721 e nell’anno 1773 sono 1887, mentre i greci nel 1765, secondo il vicario curato greco don Giovanni Musacchia, sono 1114 e nell’anno 1773 sono  1099. Nel 1863 inoltre i latini sono 1900 mentre i greci sono 1491.  Con riferimento al rito, non all’origine etnica, i latini sono quindi in netta maggioranza sia nel secolo XVIII sia nel secolo XIX. Una accurata verifica dei registri parrocchiali può rivelare quanti contessioti sono oggi di rito greco e quanti di rito latino (si presume 50% circa per parrocchia).

Cognomi “arbëreshë” e “liti” di Contessa nei secoli XV, XVI e XVII
Sono riportati di seguito i cognomi rilevati da documenti ufficiali del XV, XVI e XVII  secolo e riguardanti le famiglie residenti a Contessa. Confrontando questi cognomi con quelli delle famiglie oggi residenti a Contessa si può rilevare che alcuni cognomi sono rimasti, altri sono scomparsi ed altri  nuovi si sono aggiunti nei secoli successivi.
Cognomi dei capifamiglia albanesi, che, a nome dell’intera comunità, firmarono l’atto di gabella (31 onze di affitto annuale) per i feudi Serradamo e Contesse  (atto notaio Florena di Chiusa del 12 dicembre 1517): Palumbo d’Ermi, Giorgio Carnesi, Luca Carnesi, Giovanni Busicchi, Anastasio Schirò, Nicola Zamandà, Giovanni Busicchi, Giacomo Musacchi, Giovanni Caglexera, Antonio Schillitti, Nicolò Musacchi, Antonio Carnesi, Lorenzo Casesi, Giorgio Carnesi minore, Giovanni Lala, Teodoro Musari, Bartolomeo Rabetta.
Cognomi dei capifamiglia albanesi riportati nei capitoli del 2 dicembre del 1520: Palumbo d’Ermi, Paulo Zamandà, Luca Cernesi, Theodoro Schirò, Francisco Chiesa, Paolo Cavalcanti, e Ianni Zimandà (gente venuta dal Peloponneso), sottoscrivono l'atto di concessione dei feudi di Serradamo e Contesse "per comune a tutti li abitaturi della Contessa presenti e futuri".
Cognomi tratti dall’atto di vassallaggio del 18 settembre 1521( albanesi venuti dall’isola di Andros): Sagali Curbi senior, Antonio Lopes, Pietro Lopis, Giovanni Curbi, Michele Musacchi, Nicola gerbinus, teodoro Nicolosi,  Giovanni Petta, Pietro Musacchi, Sagali Curbi junior, Dimitri Serveja, Giorgio Lopis, Angelo Petta junior, Nicola Lala, Oietro Lopis minor, Giorgio Lopis, Tommaso Manali, Demetrio Lopis, Agrlandus Musachi, Angelo Curbi, Demetrio Curbi, Giovanni Custagliorsi, Francesco Casesi, Paolo Zamandà, Palumbo d’Ermi.

Cognomi tratti dal Rivelo del 1593 (riportati una sola volta anche riguardanti più famiglie):
Barbakja - Barcia - Barcja - Barghia -Bello -Braylla -  Brepa - Burleshi - Calivà - Camaza - Carnesi -Casesi -  Cavalcanti - Chetta -Chiulla - Clepa - Clepia -  Cuchja - Lesi - Comizi - Conti -Crpia -Dara -  Dorsa - Dragotta - Dulchi -  Dulci - Flocca - Franco -Girbira - Grassia - Grignuri - Guidera - Guguna - Ingrignera - Lala - Lamsza - Licursi - Macaluso -Manali - Masi - Masza -Motira-  Musacchia -Musacchi - Mustacchio -  Parrino - Pirchi - Popada - Ribetta -Scariano -  Schirò -Sciambra - Scurdilj- Taglotta - Tharma - Trapezano - Vedria - Vitagliotta - Zamandà .
Nel secolo XVII giunsero a Contessa altre famiglie albanesi, anche se poche (Kiaftalia, Criscia, Ferliti, Raviotta, Bilesci, Graviano, Rezza, Forti o Foti, Prailla, Brila, Pepi, Sgroppa, Prefesa, Crispi, Buccoli, Kalmi, Colca, Costantini, Zalapì, Suli, Crapis, Franco, Brignani, Chiarché, Ragolia,Stassi, Spriferi) ed inizia anche l’immigrazione di famiglie latine, che diventano sempre più numerose (Rizzuto, Romano, Gargano, Vaccaro, Ferina, Montalbano, Cannella, Oddo, Di Martino, Liuzza, Salvato, Barone, Traina, Tardo, Lo Cascio, Genuisi, Provenzano, Pizzo, Migliore, Restivo, Tripoli, Cusmano, Catalanotto, Lo Iacono, Ragusa, Mulé, Bruno, Cacioppo, Di Liberto, Sacco, Rabbito, Guzzardo, Cicio, Ciaccio, Vallone, Marciante, Castrogiovanni, Di Benedetto, Graffagnino, Montaleone, Greco, Aleo, Raineri, Schilleci, Grisafi, Maniscalco).

Unità della fede nella diversità dei riti
La presenza delle due parrocchie, ciascuna con fedeli e clero propri, dalla fine del secolo XVII avviò un nuovo corso nei rapporti tra “greci” e “latini”, la cui diversità etnica, linguistica e religiosa, nei secoli successivi, incise su vari aspetti della vita della comunità locale  e quindi sulla storia di Contessa.
La diversità  sociale, economica, culturale e religiosa (più esattamente del rito) delle due componenti della  comunità contessiota, espressa a volte in passato con momenti di particolare vivacità, si è attenuata, ed oggi appare estranea alla maggior parte dei contessioti, anche se sopravvive ancora qualche trascurabile episodio di insofferenza per alcune tradizioni “arbëreshë”, celebrate da sempre dal clero bizantino-greco nella chiesa della festa della Madonna della Favara (festa otto settembre, Paraclisis dal primo al 15 agosto, canto della Resurrezione a Pasqua). Sembrano infatti relegate ad un ricordo lontano nel tempo le polemiche ed i contrasti emersi  tra le due parrocchie nell'estate del 2009, per il trasferimento dei due parroci e la nomina di due nuovi amministratori parrocchiali, impegnati a testimoniare la piena comunione ecclesiale tra tutti i fedeli di Contessa in un clima di attiva collaborazione.
Nonostante gli occasionali vivaci confronti, la diversità delle due tradizioni é stata comunque occasione di arricchimento reciproco culturale e religioso per tutti i contessioti (“greci” e “latini”).
I discendenti dell’originario nucleo di soldati e  profughi civili albanesi, che ripopolarono Contessa, dopo parecchi secoli di convivenza con i siciliani, provenienti dai paesi vicini, si sono infatti perfettamente integrati nel contesto politico, sociale, economico e culturale italiano, pur conservando il loro peculiare patrimonio culturale.
Questa unità nella diversità della comunità contessiota è sempre espressa  in modo forte e signficativo in occasione della festa principale del paese (otto settembre),  quando, come efficacemente espresso con le parole del parroco latino Atanasio Schirò, “la devota pietà e religiosa attenzione hanno sempre formato della mista popolazione di Contessa un sol popolo santamente tenero ed entusiasta per culto e venerazione  speciale alla benedetta Madre del Signore”.

Infatti ognuno può constatare che tutti i contessioti,  sia residenti sia emigrati, dimenticando le diversità etniche, linguistiche e di rito degli antenati, partecipano uniti e numerosi alle funzioni religiose dell’otto settembre, in particolare alla processione, per confermare la loro profonda devozione verso la Madonna della Favara, che, per le caratteristiche iconografiche, può essere definita “Odigitria della Favara”, come meglio già descritto nel testo pubblicato il 18 febbraio 2014: l’unità nella diversità dei contessioti, trova una significativa espressione anche nella statua-icona della Madonna, in cui la diversità dei riti (romano e bizantino) e delle tradizioni religiose e artistiche si fondono nell’unità della fede cristiana. 
(arbëreshë” e “liti” a Contessa - continua)

3 commenti:

  1. shumë interesant, i dashur kushëriu i dytë.

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  2. shumë interesant, i dashur kushëriu i dytë

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  3. Prandaj, sot mosnjeri kuntisiot duhet te ndihet shumë pak siçilljan përçë arbëresh apo shumë pak arbëresh përçë siçilljan përçë tek nganjeri rrojën bashkë vëlesat të shpirtshëm dhe civil të ndarë(ndajtur) bashkë. Oggi nessun contessioto deve quindi sentirsi meno siciliano perché albanese o meno albanese perché siciliano , perché in ciascuno convivono valori spirituali e civili unanimemente condivisi. Citim nga" Contessa Entellina nel XX secolo. - autor Calogero Raviotta.

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