Il controllo dei bilanci preventivi e dei rendiconti consuntivi delle regioni da parte della Corte dei Conti è costituzionalmente illegittimo perché contrasta con le prerogative dei governatori nelle materie di propria competenza.
Lo ha deciso la Corte Costituzionale nella sentenza n. 39/2014 depositata ieri in cancelleria e redatta dal giudice Sergio Mattarella, un ex politico.
Scompare così la norma forse più qualificante del decreto Monti 174/2012, meglio noto come decreto sui costi della politica, emanato dopo gli scandali che hanno coinvolto in particolare la regione Lazio.
L'art.1 comma 7 del dl obbligava le regioni finite nel mirino della magistratura contabile «a rimuovere le irregolarità e a ripristinare gli equilibri di bilancio», modificando la legge di approvazione del bilancio (in pratica la Finanziaria regionale) o il rendiconto.
Per la Consulta tali effetti «non possono essere fatti discendere da una pronuncia della Corte dei conti, le cui funzioni di controllo non possono essere spinte sino a vincolare il contenuto degli atti legislativi o a privarli dei loro effetti.
Le funzioni di controllo della Corte dei conti trovano infatti un limite nella potestà legislativa dei consigli regionali che, in base all'assetto dei poteri stabilito dalla Costituzione, la esercitano in piena autonomia politica, senza che organi a essi estranei possano né vincolarla né incidere sull'efficacia degli atti che ne sono espressione».
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