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martedì 4 marzo 2014

Aspettando il nuovo Eparca (n. 42)

In giro se ne sentono tante.
E tutte le argomentazioni mettono in evidenza l'incongruenza secondo cui nelle sedi di alta gerarchia venga ritenuto normale che una Eparchia di rito bizantino debba essere guidata (in Amministrazione Apostolica) da un Vescovo di rito latino, che peraltro avendo da curare -di suo- una diocesi come quella di Palermo di oltre un milione di fedeli non ha nè tempo nè altro da dedicare agli arbëresh di Sicilia, mentre una diocesi latina debba sempre e comunque essere guidata da un prelato latino.
L'Eparchia di Piana degli Albanesi da poco meno di un anno è senza un Vescovo, e ne avrebbe invece tanto bisogno. In giro si raccolgono perplessità per il comportamento ancora una volta non uniforme rispetto a quanto capita nelle vicine diocesi latine di Monreale, Cefalù, Mazara del Vallo. In queste realtà ogni volta che capita la sede vacante gli Amministratori Apostolici (o le figure transitorie) sono sempre latine, come verosimilmente è giusto che siano, a Piana degli Albanesi invece per mesi e mesi gli Amministratori Apostolici sono ... pure essi latini.
Eparchia "debole" dice qualcuno.  
Qualcun'altro aggiunge che il nome del nuovo Eparca è già stato individuato e che prima di Pasqua verrà reso pubblico il nome ... potrebbe però essere un Eparca che viene da lontano. 
Lontano quanto ? E qui ... dall'elencazione non viene esclusa nemmeno l'America, nemmeno il Medio Oriente e nemmeno ...
Un altro dice che a breve potrebbe esserci un nuovo Arcivescovo a Palermo e potrebbe con esso proseguire, per altro tempo, l'Amministrazione Apostolica pure a Piana. Come dire ... in Vaticano hanno tante questioni da risolvere, Piana può attendere.

Per quanto ci riguarda, a noi del Blog, bastano le recenti parole di papa Francesco:
Penso al profeta Samuele alla ricerca del successore di Saul (cfr 1 Sam 16,11-13) che domanda al vecchio Iesse: «Sono qui tutti i suoi figli?», e sentendo che il piccolo Davide era a pascolare il gregge ordina: «Manda a prenderlo». Anche noi non possiamo fare a meno di scrutare i campi della Chiesa cercando chi presentare al Signore perche Egli ti dica: «Ungilo: è lui!». 
Sono certo che essi ci sono, perché il Signore non abbandona la sua Chiesa. 

Forse siamo noi che non giriamo abbastanza per i campi a cercarli. Forse ci serve l’avvertenza di Samuele: «Non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». È di questa santa inquietudine che vorrei vivesse questa Congregazione (ndr. E diciamo noi quella per le Chiese orientali).”

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