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giovedì 7 luglio 2022

Sicilia dei viaggiatori. Dal Barocco al Novecento (1c)

  Dal Barocco alla Modernità Novecentesca

 LUOGHI CELEBRI E CARATTERI DEI SICILIANI

di

Johann Hermann Von Riedesel

(Col viaggio in Sicilia e nella Magna Grecia nella primavera del 1767 Johann Hermann von Riedesel, barone di Eisenbach di Altenburg, (1740-1785) realizzava il sogno di ogni classicista dell’epoca: visitare se non la Grecia, almeno, la sua non secondaria appendice italiana. In Italia c’era già stato una volta tre anni prima, ma, come era consuetudine, non si era spinto al di là di Napoli.).

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LUOGHI CELEBRI E CARATTERE DEI SICILIANI - PARTE I°


Grotte dell'Etna

(...) Poi il 1° Maggio, intrapresi il mio viaggio verso il monte Etna che gli abitanti chiamano anche Mongibello e, nonostante il fatto che fosse ancora coperto di neve e che qualcuno mi volesse fare credere che sarebbe stato impossibile raggiungere la vetta, volli, almeno, arrivarci il più vicino possibile per poterla osservare meglio. Per questo motivo, partii con i miei servitori, in groppa ad un mulo, con una guida ed un cavallo da trasporto che era carico delle provviste di due giorni. Versp mezzogiorno arrivai a S. Nicolò, a 12 miglia da Catania, che è il convento originario dei monaci benedettini i quali, adesso, possiedono magnifici edifici a Catania: lì sarebbero dovuti restare a vivere in povertà invece che nella magnificienza  e nella vanità. Appena si esce da Catania, si inizia la salita, sebbene il pendio di questa montagna sia molto dolce. Fino a Nicolosi, un paese che dista circa 10 miglia da Catania, si percorrono i più bei campi che sono coltivati a cereali e a vigna.  Qui si trovano diverse specie di alberi da frutto come arance amare e limoni, le ciliege, le mele, le pere ecc., che, normalmente, sono rare in questa regione così calda, ma che qui crescono in abbondanza.  Attorno a Nicolosi è tutto ricoperto della sabbia che il monte ha eruttato in parecchie volte. In questa zona bruciata non si vedono altro che alberi di gelso che, come un miracolo, crescono bene e sono ricchi di foglie. Dopo la pausa di mezzogiorno nel convento di S. Nicolò, proseguii il mio viaggio. Da qui in poi, il percorso è molto sgradevole perché non si vede altro che lava raffreddata che i siciliani chiamano "sciarra" e che si può percorrere solo a fatica. Questa lava, fluita fino al mare durante l'eruzione del 1669, ha circondato completamente il castello di Catania.

E' possibile avvicinarsi alla montagna dal punto in cui è avvenuta  l'eruzione e, per darLe un'idea approssimativa dell'area perimetrale e dell'altezza di tutta l'Etna, Le posso dire che questo monte è solo un'eruzione sgorgata  da quasi cento crateri sparsi sull'Etna ed è grande come il Vesuvio di Napoli. Quello che è curioso è che questo monte è molto simile al Vesuvio, anche nella forma, perché è formato da due monti della stessa altezza che sono vicini come Vesuvio e Somma. Qui comincia il bosco di cui molto ho sentito parlare e in cui dovrebbero trovarsi le più belle querce; ma qui non c'è niente, e quello che avevo immaginato e ciò che mi era stato detto è completamente falso. All'inizio del bosco non trovai altro che alcuni alberi di rovere che non erano né grandi, né belli; proseguendo non vidi altro che faggi ed altri alberi del generi che erano storti e piegati verso terra.  Solo dall'altro lato del bosco e, più in alto verso la montagna, vidi finalmente querce che, però, non si potevano considerare di particolare bellezza e maestosità. Questo bosco ricopre tutta la montagna, circondandola a questa altezza, ma non è fitto ed è formato, come ho già detto, da alberi insignificanti e brutti.
(Segue) 

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