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lunedì 11 luglio 2022

Sicilia dei viaggiatori. Dal Barocco al Novecento (4c)

  Dal Barocco alla Modernità Novecentesca

 LUOGHI CELEBRI E CARATTERI DEI SICILIANI

di

Johann Hermann Von Riedesel

(Col viaggio in Sicilia e nella Magna Grecia nella primavera del 1767 Johann Hermann von Riedesel, barone di Eisenbach di Altenburg, (1740-1785) realizzava il sogno di ogni classicista dell’epoca: visitare se non la Grecia, almeno, la sua non secondaria appendice italiana. In Italia c’era già stato una volta tre anni prima, ma, come era consuetudine, non si era spinto al di là di Napoli.).

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LUOGHI CELEBRI E CARATTERE DEI SICILIANI - PARTE IV°


Scendendo verso valle trovai i miei compagni che dormivano in una grotta e, dopo essermi riscaldato vicino al fuoco, organizzai il viaggio di ritorno in groppa ai mulo, attraverso il bosco, verso Catania. Qui potei percepire, in un giorno,  tutte le stagioni: tornavo dal più ostile clima invernale e, improvvisamente, trovai l'inizio della primavera nelle gemme degli alberi,  nel canto delle allodole e nei bordi del bosco: Più andavo verso valle e più saliva la temperatura, tanto da far pensare all'estate in Germania o nei paesi nordici. Il soler era caldo, i frutti dei campi erano maturi e, attorno a Catania, si poteva tagliare l'orzo. Io ricompensai il mio fedele contadino e lo lasciai al suo paese, col proposito di mettere in guardia tutti i forestieri che volevano ammirare l'Etna dall'inefficiente accompagnatore di Catania. Dopo aver fatto una pausa a S. Nicolò, per darmi una rinfrescata, arrivai a Catania alle quattro del pomeriggio (...).

Il teatro è nel punto panoramico più bello ed è costruito sulla cima del monte che sovrasta Taormina. Da un lato del promontorio si vede tutta la costa meravigliosa fino a Messina, e dall'altro tutta l'Etna con le sue eruzioni e la costa catanese. Le eruzioni si sono sempre fermate ai piedi di Taormina anche se la lava è fluita fino al mare. Se questa fosse fluita per mezzo miglio, incurvandosi, si sarebbe formato un porto naturale uguale a quello di Messina. In questo teatro, come avevo detto prima, la scena di mattoni è ben conservata. Essa ha, come descrive Vitruvio, tre porte: una grande nel mezzo e due più piccole ai lati. Tra la porta più grande e le due più piccole si trovano tre nicchie, di cui quella centrale è più grande delle altre due. In tutto sono sei nicchie. Dopo ogni porta piccola, c'è una nicchia sulla scena: quindi un totale di otto nicchie. Ognuna delle porte più piccole ha, in entrambi i lati, un pilastro, o, per meglio dire, un triglifo. Esso è formato così: triangolare, curvo e della stessa altezza delle porte. Lo stile è corinzio. La scena stessa, davanti alla decorazione, è grande solo cinque palmi ed io non riesco ad immaginare come facevano gli attori a muoversi e a recitare in un posto così angusto. Dietro la scena c'è più spazio, ed è definito dalle colonne che sono anche di mattoni e di stille corinzio.  La stessa forma si trova nel teatro di Pompei, come si può vedere adesso che la parte anteriore è stata riportata alla luce. Sotto il podio o orchestra, che è anche molto piccola, se paragonata alla dimensione del teatro, si vede una volta o arco che é a metà coperto e a metà scoperto. Questo arco è molto particolare ma Vitruvio non ne parla. Ha la forma di una "T" latina e fronteggia la scena, quindi è al contrario rispetto alle scale. Il passaggio che si trova sotto la scena è metà all'aperto e metà al coperto, in modo che la parte finale della "T" sia fuori e il resto sotto la volta. Nella parte da dove si va verso le scale, là dove c'è la parte superiore della "T", cioè nell'orchestra, ci sono parti archeggiate e coperte, con fori quadrangolari che portano all'orchestra.

Cosa ha di particolare questa figura ancora non considerata lo lascio decidere a Lei, pregandoLa di farmi pervenire le Sue considerazioni; io non ho trovato niente sull'argomento in nessuno scrittore. Quello che alcuni credono è che questi buchi servivano a fare muovere  le macchine, ma questo è un pensiero del teatro moderno. E' molto più probabile che qualcuno stesse lì, in piedi, e suggerisse agli attori le battute. Ancora più credibile mi sembra che qui stessero quelli che recitavano, mentre gli attori sulla scena facevano solo i gesti anche perché le tre aperture sono opposte alle tre porte della scena. A cosa servivano, quindi, quei buchi che erano collegati all'orchestra? Per decidere ciò dovrei aver

Su ogni lato della scena ci sono due camere, fatte di mattoni, una piccola e una grande, con sopra un arco, che doveva servire agli attori. Queste costituiscono, con la scena, che si trova in mezzo, tutta la facciata e la lunghezza del teatro o il diametro del semicerchio regolare. Ad ogni lato di queste camere si trovano le entrate del teatro dalla parte della scena. Un'entrata più grande porta, da ogni lato, ai gradini superiori, e una scaletta, da ogni lato,  ai gradini inferiori e all'orchestra. Le entrate, come anche i gradini, sono scavate sulla roccia. Lo stesso le scalette. Le camere adiacenti alla scena sono separate dai gradini.

Questi sono scavati nella roccia ed hanno la forma di un semicerchio regolare, il resto è fatto di mattoni. In questa costruzione si vedono due piani di archi o volte edificate l'una sull'altra, ornate da colonne di cui si contano, oggi, 35 basi. Ci sono, anche i vomitoria in tutto 10, cinque da ogni lato, attraverso cui si salivano le scale dopo essere passati nei corridoi sotto gli archi. Sembra che in queste costruzioni non ci siano stati gradini e che queste scale portassero ai corridoi, ai vomitoria e servivano anche e, soprattutto, da ornamento al teatro. Non si vedono altro che colonne e, tra di esse, nicchie che erano, certamente, con delle statue. L'orchestra, o podio è,  ho già detto, molto piccola. La forma del teatro è, invece, un semicerchio regolare. Sapendo questo,  possiamo dire che questo teatro è greco? Per lo meno deve essere stato restaurato dai romani e deve essere stato, anche, modificato. Lo stile corinzio, l'arte di edificazione con mattoni e le forme stesse lo dimostrano. Io stesso ho fatto una prova acustica per provare l'effetto dei mattoni, con mia grande sorpresa e piacere,  ho provato che sia dai gradini che dalla parte in alto del teatro, dove stavano le colonne, si capiva chiaramente tutto quello che veniva detto sulla scena, anche quando si parlava  a voce bassa: chiesi al contadino che ci accompagnava di parlare con noi e di bisbigliare: noi capivamo ogni sillaba. Qui non si trovano più i vasi di bronzo di cui parlava Vitruvio e non c'era traccia del posto in cui dovevano essere stati  collocati. Secondo me il fenomeno che qui si riscontra è ancora più straordinario di quello riscontrato nell'Orecchio di Dionisio, dove la risonanza avviene in modo naturale attraverso un "tubo" che si trova nella grotta. Però questo teatro è all'aperto ed è costruito a forma di semicerchio, quindi, se consideriamo tutte le direzioni in cui la voce si deve espandere e il fatto che si possa sentire così chiaramente, si deve dedurre che sia qualcosa di straordinario e dimostra come l'architetto possedesse una conoscenza precisa delle proporzioni di queste linee (...).


(Segue)


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