La cronologia che usano gli archeologi
(e le tecniche di datazione)
In tempi recenti, da alcuni decenni, la cronologia per l'identificazione archeologica si è parecchio modificata grazie allo sviluppo di nuove tecniche.
Le tecniche di datazione consentono di prendere in considerazione "periodi" che vanno ben oltre i 40mila anni da oggi che venivano studiati decenni fa col radiocarbonio. Le tecniche di datazione che vanno ormai ben oltre quei 40mila anni sono varie e diverse fra loro. E' ovvio che nessun metodo garantisce una "data certa", precisa. Tutti indicano un arco temporale entro cui un fatto è avvenuto, con una probabilità statistica più o meno precisa.
Tutti i ritrovamenti archeologici vengono pertanto inquadrati per "ere geologiche", e per "fasi climatiche", cominciando dal più antico, il Pliocene (era terziaria).
Il Quaternario lo si fa iniziare da 1,81 milioni di anni fa e gli succede il Pleistocene inferiore (780mila anni fa) che si protrae fino all' Interglaciale (10.300 anni fa). Da allora, terminata l'ultima glaciazione, è cominciato l'Olocene, entro cui ci ritroviamo attualmente.
Una curiosità:
Da quando il pianeta sarà asservito pienamente all'uomo ad ogni dimensione dall'Olocene si sarà passati all'Antropocene. |
Secondo gli studiosi, complessivamente, le fasi calde sono sempre state molto più brevi di quelle fredde. Anche nell'attuale fase dell'Olocene vi sono varie fluttuazioni. Gli studiosi definiscono "piccola età del ghiaccio" il periodo che va dal XVI al XIX secolo della nostra era.
Nell'attuale XXI secolo c'è una sorta di surriscaldamento, che -come sappiamo- l'Occidente vorrebbe correggere con le politiche predicate (ma molto meno attuate) a salvaguardia ambientale. Se l'uomo riuscirà a dominare i fenomeni che un tempo appartenevano alla natura e venivano subiti, significherà che è già pronto il passaggio dall'Olocene a Antropocene.
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