La data del 24 settembre è importante per tutti i parlamentari che si accingono a lasciare il Palazzo.
Il 25 settembre gli italiani saranno chiamati ai seggi per rinnovare il Parlamento, ma il giorno precedente (il 24 settembre) sarà già maturato il diritto alla pensione per i parlamentari al primo mandato.
Per godere della pensione i parlamentari dovranno continuare a versare i contributi fino alla scadenza naturale della legislatura, vale a dire a marzo 2023 (dal momento che l'attuale legislatura è iniziata il 23 marzo 2018). Dovranno versare circa 5 mila euro. Il 24 settembre tutti gli attuali parlamentari saranno ancora in carica perché il nuovo Parlamento si insedierà una ventina di giorni dopo le elezioni. Deputati e senatori non corrono, quindi, alcun rischio di perdere i ricchi assegni per il futuro, anche se non dovessero essere più rieletti. Per loro non vale quota 102 e nemmeno quota 104. Dal 1° gennaio 2012 per i parlamentari è stato introdotto un trattamento previdenziale basato sul sistema di calcolo contributivo. Il diritto al trattamento pensionistico esige il duplice requisito, anagrafico e contributivo:
1° avere svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni (per l’esattezza 4 anni, sei mesi e un giorno)
2° aver compiuto 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni.
A fine mandato il parlamentare riceve l’assegno -definito di fine mandato-, che corrisponde all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi).
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