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domenica 24 luglio 2022

Alle radici del Cristianesimo

Appunti e riflessioni ripresi dalla bozza predisposta 
 

dalla Commissione intereparchiale in vista del Sinodo (2003)


Le attese di Dio

25. Relazioni con i protestanti

Tutti quelli che credono in Cristo e sono battezzati in modo valido "sono costituiti in una certa comunione con la Chiesa cattolica". Inoltre "giustificati nel battesimo della fede, sono incorporati a Cristo" e perciò a ragione sono chiamati cristiani e "dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore" (UR 3). Questo giudizio si applica anche ai protestanti, Però la comunione tra loro e i cattolici è ferita da gravi divergenze. La comunione esistente è parziale. Il Concilio Vaticano II lo ricorda "Tra queste Chiese e Comunità e la Chiesa cattolica, vi sono importanti divergenze, non solo di indole storica, sociologica, psicologica e culturale, ma soprattutto di interpretazione della verità rivelata" (UR, 19). Le maggiori fra esse si riferiscono al ministero, alla successione apostolica, all'eucarestia e ai sacramenti, alla sacramentalità della Chiesa. Per questa ragione le norme sulla partecipazione ai sacramenti sono più restrittivi ed esigenti, come risulterà nella sezione sull'ecumenismo. Il dialogo è aperto, e si può affermare che ha raggiunto anche importanti convergenze.

26. Verso la piena comunione

La Chiesa cattolica con le decisioni del Concilio Vaticano II è entrata ufficialmente nel movimento ecumenico, che "è sortoper la grazia dello Spirito Santo (UR 1). Il suo scopo è il ristabilimento della piena unità di tutti i cristiani. A questo movimento "partecipano quelli che invocano la Trinità e professano la fede in Gesù Cristo, Signore e salvatore" (UR 1). La Chiesa cattolica promuove  il movimento ecumenico  con convinzione e speranza: Giovanni Paolo II nell'enciclica  sull'impegno ecumenico  dichiara che la Chiesa cattolica " si è impegnata in modo irreversibile sulla via della ricerca ecumenica. Le esperienze che essa ha vissuto  in questi anni e che continua a vivere, la illuminano ancora  più profondamente  sulla sua identità  e sulla sua missione  nella Chiesa" (Ut unum Sint, 3). I mezzi per questa promozione  di unità sono il contatto con gli altri cristiani , personale ed ecclesiale, esistenziale e istituzionale; il dialogo della carità e il dialogo teologico; la cooperazione pratica per azioni comuni fra cristiani di Chiese diverse.

A causa della professione di fede battesimale "nella Chiesa una"  siamo tutti tenuti ad impegnarci nella promozione della ricerca dell'unità, ognuno nel suo ambiente, nella sua professione, attraverso la funzione che svolge nella Chiesa  e nella società, in base all'amore che nutre per la Santa Chiesa di Dio. Le modalità di partecipazione sono diverse, per i vescovi, per i teologi, per gli operatori pastorali, per tutti gli altri fedeli cristiani. Tutti però possono unirsi nella regolare preghiera per l'unità, perché questa in definitiva è un dono dello Spirito Santo.


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La Tecnica

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La pensa così ...

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La ragione, imprigionata ed egemonizzata dalla tecnica, tradisce anche l'uomo. Su questa china, la ragione non soltanto non salva, ma rischia di negare la stessa umanità dell'uomo.

C'è bisogno di più "ragione", ossia di una ragione che si liberi dalle maglie troppo strette della tecnica, imprigionata dalla tecnica per riprendere a percorrere  la lunga e ricca  soglia del mistero.

Vincenzo Paglia

 Arcivescovo, presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II. È consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio

Nt. 20.04.1945

 

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