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mercoledì 27 ottobre 2021

La fiducia. Nessuna realtà umana prospera senza di essa

 

  A tutti capita di provare periodicamente  a mettere ordine fra le carte, i documenti, i libri e quant'altro viene ammassato su tavoli e cassetti con la riserva che -prima o dopo-  verranno rimessi al proprio posto e riordinati.

  Un documento, una relazione, di un personaggio palermitano ben noto, risalente a tanto tempo fa, ha attirato l'attenzione. Egli si soffermava in una lunga relazione sulla utilità, la bontà della fiducia interpersonale e su quella collettiva, sulla reciproca fiducia comunitaria. Condizioni ancora oggi necessarie per l'ottimale convivenza, sia nei grandi che nei piccoli centri.

  Estrapolo per il Blog solo una piccola parte da quella lunga relazione che mi sembra ancora valida dopo un quarto di secolo dalla esternazione in un Convegno,  nella allora  Palermo sottoposta all'intimidazione mafiosa. L'autore è Nino Fasullo, direttore di Segno.

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  Cari amici, non abbiamo organizzato questo dibattito per discettare sulla natura della fiducia ma per ricercarne le condizioni, l'arte che la fa crescere,  lo sforzo che non la fa perdere. Dobbiamo chiederci che fare per suscitarla nei giovani, nelle donne, nella cultura, nelle attività produttive, in tutte le forze che compongono la città. Non è questa una domanda per sindaci ma per tutti, posto che la fiducia è il primo "bene comune" e tutti ne siamo beneficiari. I sindaci possono solo dare la loro risposta, non possono supplire  quella degli altri.

  Io credo che un posto rilevante per la formazione della fiducia l'abbia la legge: il rispetto, l'osservanza della legge. E insieme alla legge la moralità, così strettamente legate tra loro. La morale e la legge intese non come una clava per colpire gli altri, gli avversari, ma come strumento di promozione della responsabilità, come una necessità benefica e vitale, come spazio creativo di libertà e di umanità, di rigore e, insieme, di mitezza. Per l'osservanza della legge la fiducia è necessità primaria.

 Ci sono uomini che suscitano fiducia quasi senza sforzo, perchè hanno una qualità indispensabile verificata nell'esperienza: la credibilità; sono credibili non per diritto naturale o sociale ma perchè la lorom vita appare a tutti coerente con la loro parola. Altri invece non ispirano nessuna fiducia, sono scostanti, difficili, intrattabili: possiedono qualità negative, incapaci di generare comunità e collaborazione. Ricordo due uomini della prima categoria, ma ma possiamo citarne numerosi altri, cui la Sicilia deve molto: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sono stati loro a suscitare in Buscetta la fiducia, a provocarne le confessioni che sappiamo. Erano uomini credibili, perchè erano liberi, perchè servivano la città senza interesse. Uomini come loro -ma non solo loro- hanno suscitato nella città una fiducia grande sulla possibilità e il dovere di liberarci dal potere della mafia. "Guarda, tifano per noi", diceva Falcone a Borsellino, indicando i giovani che soilidarizzacano con i giudici che perseguivano i mafiosi. La fiducia smuove montagne di diffidenza e di paralisi.

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