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martedì 12 ottobre 2021

Scavare nella Storia. Capire come si viveva nel Cinquecento (2)

 Non è semplicissimo delineare la vicenda storica di qualunque comunità. Ricostruire quella di Contessa E. è ancora più complessa e difficile. I precedenti storici sono tutti improntati dai confronti/scontri in base all'appartenenza rituale-religiosa.

  Sul blog -per intanto- ci piace riportare un "vocabolo" di origine feudale e della prima modernità e su di esso proveremo a ricostruire stili di vita e varie altre tracce di Storia locale.

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La Corporazione

La corporazione, che nel Medio Evo si chiamava "arte" o "mestiere" e da noi, in Sicilia, nella Contessa del cinquecento -quando era appena stata riconosciuta l'Università locale (ossia il Comune)  si chiamava "maestranza", non era altro che l'organismo del lavoro che controllava e tutelava l'attività che oggi definiamo artigianale. In altre parole era l'associazione di tutti coloro che in ciascuna "Università"(=comunità riconosciuta giuridicamente) esercitavano mestieri diversi dall'attività agricola. Erano comunque esclusi i "garzoni" di bottega e gli apprendisti. Solamente i "padroni" degli opifici erano parte della "maestranza" locale di Contessa E. E così era nell'intera Europa occidentale-feudale.

La "maestranza" aveva in un certo senso un rapporto di subordinazione con i reggitori della Università, i quali in quel contesto di piena feudalità venivano scelti -e perduravano nelle discendenze- dal "barone", a Contessa, dal Signore dei Cardona.

Cosa gestiva, o meglio, quale era il ruolo della "maestranza"?: regolamentava tutte le attività diverse dall'agricoltura (questa disciplinata direttamente dal "barone" e dai soggetti che egli sceglieva per reggere l'Università (oggi, diremmo, il Comune). Attività diverse dall'agricoltura, quelle governate dalla maestranza, a cui nessuno poteva accedere se non perchè tramandatagli dalla famiglia di appartenenza. Sostanzialmente le funzioni attribuite agli appartenenti alla "!maestranza" costituivano un "monopolio" da padre in figlio. 

La "maestranza" in perfetto regime di monopolio stabiliva i prezzi, i salari dei garzoni, e le condizioni di lavoro. Essa fissava se doveva o meno tenersi una giornata di "fiera-mercato" o meno, se un artigiano/commerciante iscritto alla maestranza di Sambuca o Bisacquino poteva cedere beni o svolgere dei servizi nel territorio di Contessa. E ovviamente non poteva, perchè danneggiava la maestranza locale.

E' ovvio che all'interno della maestranza non tutti i mestieri/professioni godevano dello stesso prestigio. C'erano i lanaioli, i mercanti, i notai, i mugnai, i ferraioli .... All'interno della maestranza, i notai, avevano il maggior prestigio/autorevolezza (=Arte naggiore) e di fatto davano l'impronta vera all'intero organismo della maestranza locale, di Contessa E. Erano essi, che di fatto, venivano investiti oltre che dell'attività giuridica-professionale fra i componenti la popolazione locale, anche dell'effettiva gestione della Università (=il Comune). A questo ruolo li investivano di volta in volta i baroni che si succederanno fino al 1812, data di cessazione del sistema feudale.

E' chiaro che abbiamo tracciato su questa pagina le prime sensazioni di governo nel periodo baronale contessioto. Ma come è facile immaginare molte pagine seguiranno e molte attività saranno più ampiamente descritte.

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