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domenica 17 ottobre 2021

Valorizzare territori. Nel terzo millennio non è più l'agricoltura ad assorbire forza lavoro (7)

 Tornando ad analizzare il quadro demografico della Sicilia negli ultimi dieci anni, come lo raccogliamo da un quotidiano e pubblicato ieri cogliamo che si  tratta di un decennale decremento demografico dovuto a diversi fattori.  Non va sottaciuta  la differenza tra le nascite e le morti: il cosiddetto saldo naturale. In Sicilia dal 2011 in poi è sempre stato  negativo: dieci anni fa era pari a -2.879, a luglio 2021 (ultimo dato disponibile) è -14.244. Questi dati indicano che nell’Isola ogni anno ci sono sempre più morti e sempre meno nascite

A questa costatazione va aggiunta la difficoltà atavica  che “costringe” molti conterranei a emigrare: e qui emergono i mali sociali: 1) sfruttamento lavorativo, 2) scarsa offerta formativa, 3) infrastrutture e collegamenti non adeguati e abbandonati, 4) mancanza di servizi essenziali. 

Nel contesto sociale molto sinteticamente accennato sociologi ed economisti fondano una sorta di teoria: "più la regione si spopolerà, più la qualità della vita si abbasserà e maggiori saranno i cittadini che decideranno di emigrare". Una previsione confermata dalle stime dell’Istat, secondo cui nel 2066 in Sicilia ci saranno solo 3.408.228 residenti: in 45 anni l’Isola perderà quasi un milione e mezzo di abitanti. E Contessa? Uno studio Istat di un paio di anni fa al nostro luogo di nascita e di crescita, fra un quindicennio, assegna più o meno settecento residenti effettivi.

Che fare? Serve smontare tanti egoismi e capire che per salvare la "barca" non esistono bravi ed inetti. Tutti coloro che stanno sulla barca hanno interesse a salvarsi.

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