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mercoledì 27 ottobre 2021

La cultura, le culture. Cosa e come le intendiamo nel processo di crescità dell'umanità (6)

 Nell'Italia precedente la prima guerra mondiale, già paese con aspirazioni coloniali, il processo di industrializzazione era molto più arretrato rispetto agli altri paesi europei. La popolazione era per lo più analfabeta. Le varie realtà storiche (regionali, minoranze etniche ...) non venivano incoraggiate, per non dire che fossero severamente scoraggiate, dal celebrare il loro passato.

 All'alba del Novecento la "modernità" apparteneva solamente alla classe degli intellettuali. Avremo modo di precisare che i termini di "modernità" e di "intellettuali" allora andavano in ogni caso intesi in maniera parecchio diversa da come vengono intesi da chi sta vivendo i primi decenni del ventunesimo secolo.

 Ci siamo finora intrattenuti per alcune pagine sui filoni politici dominanti all'inizio del  Novecento che in modo completamente diversi, l'uno dall'altro, declinavano la "cultura". Riservandoci di monitorare più nei dettagli gli aspetti culturali del vissuto collettivo, continuiamo per intanto a seguire i filoni politici che comunque, allora come sempre, influivano sulla vita socio-culturale.

 Dal 1918 - al 1939

 Quel dopoguerra apparve a tutti, dal mondo agricolo a quello industrializzato fino agli intellettuali, completamente diverso dall'ante-guerra.

 Vari furono i fattori accelleratori dell'evoluzione nella vita quotidiana:

Gli anni '30 del Novecento

Anni neri: gran parte 
dell'Europa  diventa
caserma sotto controllo
nazi-fascista. Il pensiero
libero e la cultura universale
furono  soffocate.

A lottare per la democrazia
restano gli spiriti e le culture
democratiche e libere.


1) La conversione, in tutta l'Europa Occidentale, di milioni di contadini in operai industriali. Il fenomeno non fu uniforme ovunque e possiamo affermare con cognizione di causa che molte aree non  furono per nulla toccate da quell'evoluzione, come infatti capitò al Meridione d'Italia o ai Balcani.


2)
l'emigrazione di parecchi milioni di contadini verso gli Stati Uniti, l'Australia ed altre realtà del Nuovo Mondo.

3) La Rivoluzione bolscevica all'est dell'Europa fu, pure essa, motore di trasformazione di milioni di contadini in operai.

4) L'intero mondo occidentale, dall'Europa al Canadà agli Usa ed oltre assistettero ad un processo di crescita e sviluppo della "cultura popolare", sviluppo che fu umano e conseguentemente culturale, grazie soprattutto al diffondersi prima della della Stampa e quindi della Radio e poi nel secondo dopo-guerra della Televisione. Questo processo nei decenni successivi ha dilagato sull'intero pianeta.

  Il declino del mondo contadino ha visto l'accellerazione palpabile, in ogni dove, e con quel mondo è crollato quello che per millenni era stato l'ordine tradizionale, di tipo -appunto- rurale.  E' opportuno ricordare in questa nostra pagina che la profonda modifica dell'ordine sociale ha visto pure la contesa (mai ufficiale e mai palesemente dichiarata) fra la Chiesa cattolica, soprattutte, e le sempre più vitali forze politiche (partiti) nazional-liberali nei primi decenni del Novecento e poi socialiste più in avanti. Queste nuove strutture politiche per perseguire i loro fini socio-politici necessitavano di "consensi", che fino ad allora possedeva, soprattutto nell'Italia Meridionale, solamente la Chiesa cattolica. 

  C'era inoltre da riorganizzare -in quegli anni venti e trenta del Novecento- la nascente e poi affermata classe operaia, specialmente nei contesti dove la decisiva transizione dal mondo contadino a quello industrializzato si andava sempre più radicando. E qui, in questa fascia di popolazione, la presa e l'influenza culturale fu facile per le organizzazioni socialiste e per le loro articolate e collegate organizzazioni sindacali. In competizione ad esse nasceranno, su sostegno esterno dell'Urss, pure le organizzazioni comuniste (almeno in Europa).

  Non mancarono i fattori sociali ed economici di crisi (di tipo industriale, per smobilitazione dall'industria di guerra a quella civile etc.) nei delicati decenni di transizione dalle realtà contadine a quelle industriali, che produssero gravi malcontenti sociali che furono a volte abilmente giocati e a volte con ferocia usati dalle forze politiche che da nazionaliste che erano state cominciarono ad usare la ferocia e la violenza contro gli avversari. Sorsero cosi il nazismo ed il fascismo, che con varie denominazioni si affermarono in più paesi.

 Sul piano più prettamente culturale, gli scrittori, i pittori ed i compositori che fino ad allora avevano coltivato i loro animi col romanticismo e/o col realismo  si diedero a sviluppare forme estetiche "moderniste" in direzione del progresso e della rottura col passato, col vecchio mondo. Ciò avveniva in accompagnamento con i mutamenti sociali che avevano fatto dimenticare le realtà di partenza, quelle contadine.

  Sul piano politico comunque non fu sempre facile delimitare i campi culturali del passato da quelli progressisti. Ci furono quindi movimenti e partiti che perseguivano la continuità, altri più radicali ed altri conservatori. In quel dopoguerra accanto al progressismo e al riformismo dei partiti socialisti, entrò in campo pure il marxismo di impronta comunista che, nei fatti, indebolì l'intero fronte della Sinistra dal momento che dichiaramente esso faceva riferimento a quanto accaduto nell'Unione Sovietica.

  Ci furono, oltre ai socialisti, forze liberali ed altre di ispirazione cattolica che nell'Europa Occidentale resistettero sia all'arroccamento dei comunisti, schiacciati sulle posizioni filo-russe e sostanzialmente stalinisti, che alla violenza aggressiva dei partiti fascisti. Il movimento filosofico che in quella fase prese piede fu il "positivismo logico" e il fenomeno metodologico delle scienze naturali.

(Segue)

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