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martedì 5 ottobre 2021

Castelli e casali. Dagli arabi agli aragonesi: piccoli appunti e suggerimenti (10)

 Ci soffermiamo ancora sulla Sicilia bizantina,

sulla scorta di alcune informazioni e dati storici che ci sono stati forniti.

L'ordinamento amministrativo

 Il 15 agosto 668 Costante II, imperatore romano-bizantino, venne assassinato da un ufficiale dell'esercito nel bagno pubblico Dafne di Siracusa (capitale della Sicilia bizantina). La sussistenza della denominazione "Dafne", fa dire agli storici che la Sicilia bizantina possedeva in sè presenza e cultura non solamente greca ma anche (ed in alcuni periodi soprattutto) siriano-antiochena (il quartiere Dafne, ancora oggi, è -infatti- un notissimo quartiere di Antiochia). Siracusa ed Antiochia coltivavano in effetti in quel periodo rapporti privilegiati di natura commerciale e culturale, grazie ad una sorta di genmellaggio, voluto proprio da Costante II.

 

Qualche decennio dopo (680), un siracusano diventa vescovo di Antiochia ed ancora  nel 683 un diacono siracusano -pure esso- viene nominato vescovo di Antiochia. 

 Sempre durante la permanenza in Sicilia della corte imperiale bizantina, pure nella sede romana, furono nominati più papi siciliani (il palermitano Agatone 678-687, ed ancora Leone II dal 682 al 683. Quando nel 687-701 il pontefice romano fu Sergio I, si trattò ancora di un antiocheno voluto dall'Imperatore bizantino.

 Tutti questi eventi mostrano come l'Isola durante il periodo bizantino si identificasse sotto il profilo culturale- completamente con l'Oriente cristiano bizantino.

 Dopo l'assassinio di Costante II il ruolo di Imperatore romano-bizantino passò all'armeno Mezezio e dopo breve tempo a Costantino IV. 

 Il rapido succedersi di eredi al trono costantinopolitano evidenzia -secondo gli storici- che in Sicilia, ove provvisoriamente era stata fissata la sede imperiale, serpeggiasse più di una vocazione autonomista rispetto al Senato di Costantinopoli. Capitò che la serie di imperatori che in Sicilia si susseguivano non vennero più riconosciuti dal Senato che, invece, continuava come riportato sopra a risiedere a Costantinopoli. Proprio in seno al Senato  sorse il timore che in realtà quanto accadeva nell'Isola era segno di aspirazioni autonomiste da parte delle forze militari periferiche. Molti ufficiali dell'esercito presente in Sicilia erano infatti divenuti possessori fondiari grazie alle operazioni di frequenti sostituzioni dei vescovi della sede romana; ad ogni interferenza di nomina ecclesiasica avvenivano sottrazioni di vaste proprietà dal patrimonio ecclesiastico.

 Gli ufficiali che si dedicavano alla sottrazione di vasti patrimoni terrieri dalla proprietà della Chiesa cominciarono pure a distogliersi dal curare le difese dell'Isola ormai sottoposta alle frequenti incursioni saracene.

 Bisanzio continuò a rafforzare militarmente le aree a maggior rischio dalle scorrerie arabe; il tutto avveniva comunque facendo lavorare monetariamente la zecca di Siracusa, piuttosto che quella di Costantinopoli. Aumentarono i "castra" (siti fortificati) dove la popolazione precedentemente sparsa nei campi cominciò ad addensarsi per cercare sicurezza. Iniziò anche la modifica del paesaggio sicilianoi: l'incolto ed il boschivo cominciarono a prevale sulle culture e già nel X secoilo l'intero interno dell'Isola era per intero abbandonato dai coltivatori. Nel mezzo delle continue e folte foreste cominciarono a sorgere delle chiese frequentate e tenute vive da sparuti gruppi di monaci basiliani, uniche figure pronte a dissodare le aree prossime ai loro eremi.

 In una prossima pagina proveremo a descrivere come il governo imperiale di Siracusa e quello del Senato di Costantinopoli pensarono di proteggere l'Isola delle frequenti incursioni arabe: istituendo  il sistema dei themi.

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