Ai primi del Novecento esisteva in Sicilia, già da un secolo la Mafia, quel sistema di imposizione di forza e di violenza privata ai danni della collettività sorta in seguito all'estinzione del feudalesimo (1812) e al sorgere nelle campagne del latifondismo privato.
Chi nel tempo ha seguito il blog conosce come si è sviluppato il processo evolutivo di privatizzazione dei feudi che -in qualche modo- abbiamo provato a tracciare. La Mafia con metodi ora di finta amicizia e buonsenso e ora con violenta imposizione e con omicidi governava -spesso indisturbata se non addirittura protetta dalle autorità- i territori dell'interno dell'isola, territorio di Contessa soprattutto stante qui l'assoluta prevalenza del latifondo.
Per qualche tempo intendiamo soffermarci sul brigantaggio nell'area territoriale del corleonese e contessiota, aree contigue. Lo faremo riportando alcuni articoli di giornali (Giornale di Sicilia).
I giornali che ci sono stati messi a disposizione trattano, specificatamente, del capo banda, Giuseppe Mirto, personaggio di cui i nostri nonni, i nonni della generazione di metà novecento, raccontavano fatti e misfatti commessi anche nell'area prossima a Contessa E.
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Vedremo come il Giornale di Sicilia del primo Novecento ha riportato l'uccisione del capobanda Giuseppe Mirto e come ha rievocato il suo dominio violento da fuori-legge.
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