Avremo un governo all'europea ?
Assistendo alle cronache televisive di insediamento del nuovo governo a guida di Mario Draghi, ex governatore sia di Banca d'Italia che della Bce, ripassavo mentalmente i misteri e i flussi di funzionamento della finanza, della finanza pubblica.
Draghi è conosciuto mondialmente come uno dei più competenti e quindi più autorevoli esperti del funzionamento economico-finanziario dell'intero sistema mondiale. Confido che il periodo, piuttosto breve che gli sta davanti prima di ciò che potrà capitate con l'elezione del nuovo Capo dello Stato, possa servire alla classe politica italiana per capire pure essa il funzionamento del sistema economico-finanziario dei nostri giorni. Riporto queste riflessioni perchè nell'intero emisfero occidentale solamente la classe politica italiana è quella più incompetente o comunque più restia a capire l'ingegneria del sistema umano-produttivo di un paese o di un sistema di unione di paesi. Se così non fosse non capiremmo perchè siamo il paese più indebitato del pianeta ed il paese più osservato dai patners come "il più rischioso per l'intera unione europea".
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In Italia i politici meridionali sono ancora meno assennati nell'arte del governo rispetto a quelli delle regioni del Nord del Paese. Ciò accade perchè la cultura feudale da noi è durata più allungo che nel Settentrione.
Ricordiamo in poche righe cosa accadeva nelle baronie dei Colonna, signori fra altri, della "Università di Kuntissa", ossia del territorio di Contessa. Per chi non lo sapesse i Colonna in epoca feudale furono (diremmo oggi) dichiarati falliti e sottoposti ad amministrazione (diremmo oggi) pubblica. I loro modi di governo ricordano alla perfezione il funzionamento di quasi tutti i governi repubblicani italiani. Indebitarsi era la regola dei Colonna, come lo è stato di tutti i governi repubblicani di cui conserviamo memoria, compreso il recentissimo Conte II che per farlo si giustificava col dover affrontare la "pandemia". Questo modo di conduzione della cosa pubblica ci ha portato adesso ad un governo con guida Draghi, per salvarci dalla non lontanissima "catastrofe".
Passare dalla comprensione della piccola storia locale, alla grande Storia di qualsiasi Paese dei nostri giorni non è per nulla difficile, come speriamo potranno cogliere i lettori.
I baroni in talune pubblicazioni recenti ci vengono presentati come uomini caritatevoli e premurosi nei confronti degli esuli, che fossero arbëreshe o di altra origine. Così non è mai stato e non poteva accadere nemmeno cinque o sei secoli fa nei confronti degli arbëreshe.
I Cardona e i lotro successori erano feudatari, ossia signoti di vasti e molteplici territori, e costoro conducevano stili di vita e di operare che chiunque può conoscere recandosi in qualsiasi libreria. Stile di vita e di operare per nulla consoni a ciò che le baronie dell'Isola potevano e dovevano loro fornire. I debiti delle Signorie (che peraltro servivano pure per farsi le guerre e per finanziare pure quelle dei regnanti) non venivano sottoscritti in capo ai feudatari ma in capo alle singole "baronie" o all'insieme dei Feudi di una Signoria. Accadeva quindi che i ricavati del lavoro dei "coloni" apparteneva d'obbligo al feudatario (la Signoria) che curava l'esportazione del grano ed dei prodotti agrari nei paesi nordici della penisola e nei porti di Francia e Spagna introitando come ora ricordato i ricavati, ma i debiti venivano imputati, in misura sempre crescente al Feudo, ossia ai residenti nella baronie, e per quanto in particolare ci riguarda in quanto contessioti, alla baronia di Kuntissa,
Ricapitolando. I guadagni erano del Signore, mentre le baronie locali servivano per spremere il lavoro dei coloni e per farsi carico dei debiti del Feudo, assunti dal Signore e dal suo apparato.
Per capire meglio, il Signore, in quanto privato era creditore nei confronti dei raccolti dei sudditi e delle successive attività commerciali che prendevano la via dell'esportazione (p.e. attraverso il porto di Sciacca). I debiti che egli assumeva erano però in carico al Feudo (e quindi delle baronie locali che le riversavano sui sudditi). Facendo l'esempio più vicino ai nostri territori, i Colonna erano in quanto feudatari nello stesso tempo debitori e creditori di se stessi. Indebitavano le comunità, le baronie locali, e incassavano i proventi delle stesse baronie locali. Tutto era ed avveniva nella loro discrezionalità.
Alchimie d'altri tempi? No. Alchimie allora, come oggi (terzo millennio), che ricadono su quei cittadini che frequentemente non colgono i danni del populismo. L'Italia è da decenni superindebitata e ne risente inevitabilmente il ten8ore di vita degli italiani. I benefici dei debiti che non vengono impiegati in investimenti servono alla casta politica incompetente mediante la distribuzione di "mance" per uso elettoralistico (le denominazioni sono varie: reddito di ...etc.). Ancora oggi i debiti sono in carico dello Stato (come avveniva nel caso del Feudo) mentre i benefici sono della classe politica di turno (nuovi baroni..) per galleggiare.
Perchè serve Draghi? Per fare in modo che se i debiti sono dello Stato, anche i benefici devono essere dello Stato (=del popolo) mediante gli investimenti veri, quelli che danno lavoro. Lavoro per i nostri figli e per la società.
Il denaro per essere ben speso deve significare contrasto alla corruzione di chi detiene le leve del potere (come, appunto, capitava con i Signori dei feudi ed i baroni).
Ricordiamoci che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul consenso comprato col debito pubblico (clientelismo).
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