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mercoledì 10 febbraio 2021

76 anni fa. La guerra si avviava alla conclusione e vennnero subito fuori stermini e atrocità

 origini storiche (I)

"Diaspora" vuole indicare la condizione di dispersione forzata in cui vennero a trovarsi a vivere gli ebrei tra il 70 dopo Cristo (distruzione del Tempio di Salomone e il 1948, anno della fondazione dello Stato di Israele. Risulta,  comunque, che ancora prima del 70 d.C. consistenti colonie di ebrei vivessero in Egitto ed in Siria. Lo sostiene  Filone Alessandrino, filosofo greco antico di cultura ebraica nato nel 25 a.C. secondo cui nei suoi giorni  in Egitto vivevano oltre un milione di ebrei. Anche in Siria (Antiochia e Damasco) gli ebrei erano numerosi e lo riferiscono le stesse epistole di San Paolo.

Non sempre gli ebrei che dimoravano fuori da Israele si erano allontanati spontaneamente: tanti erano stati ridotti in schiavità e venduti nei mercati in quanto facenti parte di "bottini di guerra", altri erano fugiti dalla patria per sottrarsi alle persecuzioni dei più vari invasori. Le documentazioni storiche mostrano che in ogni luogo dove si insediavano i profughi e gli esuli o i perseguitati ebrei hanno sempre organizzato catene di assistenza e di aiuti per la loro sopravvivenza. Sempre è comunque rimasta nella coscienza e nei desideri ebraici la sopravvivenza del centro politico e religioso di Gerusalemme.

 Molto cambiò dall'anno 70, quando i Romani rasero al suolo il Tempio, ossia il cuore del popolo ebraico. Da quel momento nella convinzione del popolo venne meno il riferimento del Tempio è subentrò la convinzione di essere un popolo disperso, in esilio, senza patria.

 Nei primi secoli dell'era cristiana gli ebrei ebbero a che fare col potere statuale romano che non era granchè interessato alle problematiche di fede, se non quando entravano in collisione con l'assetto statale. I primi più seri problemi cominciarono via via che all'interno dell'Impero -in Europa- andava affermandosi il Cristianesimo e poi successivamente, -in Africa- l'Islam. 

 L'atteggiamento dei cristiani nei confronti degli ebrei fu indicato prima da San Paolo e dopo da Sant'Agostino. Il primo pur contestando il rifiuto degli israeliti a riconoscere il Cristo come il tanto atteso messia accetta la presenza degli ebrei per ridefinire, rispetto a loro, l'identità dei cristiani. Il secondo invece rielaborò il pensiero sugli ebrei condizionando per più secoli l'atterggiamento della Chiesa e dei papi rispetto agli ebrei. E' di Sant'Agostino l'impostazione secondo cui gli ebrei avendo rigettato il Cristo sarebbero i responsabili della sua morte e conseguentemente avrebbero perso lo status di popolo eletto. Dio, secondo questa visione, avrebbe punito gli ebrei con la distruzione del Tempio e con la dispersione del popolo israelita. Detto in breve, il popolo ebraico avrebbe perso il diritto alla "primogenitura" e sostituito al cospetto di Dio dal cristianesimo. 

Il Medio Evo inizierà sulla dottrina cattolica l'esaltazione del concetto e dell'iconografia della "Chiesa Trionfante" rispetto alla Sinagoga (=donna bendata, a indicare la cecità del popolo ebraico).

Vedremo in seguito le conseguenze di questa visione.

(Segue)

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