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venerdì 12 febbraio 2021

Una foto alla settimana: dalla viticoltura contadina a quella dei nostri giorni

 Approcci molto diversi fra la viticoltura di ieri e di oggi.

La vendemia dei tempi andati era molto più semplice e meno esigente che ai nostri giorni. Allora la vendemia era un'attività prettamente contadina e -in un certo senso- familiare (partecipare alla vendemia diventava una specie di festa di cugini e parenti). 

Oggi dedicarsi alla viticoltura esige organizzazione e assetto di tipo aziendale. A raccolta avvenuta l'uva viene pigiata attraverso macchine per ottenere il mosto da curare con particolari attenzioni specialistiche mirate ad ottenere il buon vino.

Cinque o sei decenni fa a Contessa Entellina la pigiatura dell'uva avveniva, presso alcune famiglie, a mezzo dei piedi, nudi o vestiti di calzari adatti, di alcuni individui. Si trattava di un metodo antico (forse omerico) per estrarre dagli acini il mosto da trasformare in vino. Oggi per più ragioni (soprattutto igienici) si preferisce quasi dappertutto la pigiatura meccanica con macchine apposite.

Chi scrive da ragazzino restava molto incuriosito nell'assistere alla pigiatura -a mezzo dei piedi di uno o due uomini- nei locali appositi di proprietà di don Pietro Lojacono, in prossimità del "Ponte", oggi piazza Giuseppe Amico, che gli appartenevano. Era quella pigiatura un rito con cadenza annuale che ai nostri giorni risulterebbe surreale.

Oggi la viticoltura preferisce presentarsi come biologica, nel senso che nei campi dedicati a vigna si evita l’uso di prodotti chimici che riverserebbero i loro effetti negativi sul vino, sul territorio e sulle persone.

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