Più volte sul Blog siamo tornati sulla condizione di sudditi feudali degli arbëreshe giunti in Sicilia dai territori albanesi invasi dai turchi. Nel 1812 il loro stato giuridico cambiò e da sudditi divennero -sulla carta- cittadini, mentre i loro feudatari divennero latifondisti. La condizione sociale della comunità locale non migliorò, anzi peggiorò non potendo contare più nemmeno sugli usi civici. Contiamo di entrare prossimamente nei dettagli di ciò che furono a Contessa E. "i Fasci dei Lavoratori" negli anni '90 dell'Ottocento e di capire meglio le origini all'inarrestabile flusso migratorio della nostra terra di Sicilia.
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Dai Balcani in Sicilia e da qui a New Orleans. Nei registri dell'Associazione "Contessa Entellina" di New Orleans sono riportati (dati di qualche anno fa) oltre 12.000 discendenti da contessioti. Senza calcolare gli emigrati in altre parti del pianeta (Germania, Australia ...), una statua la meritetrebbero senza se e senza ma gli "emigrati contessioti nel mondo".
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Dal 1860 in poi, una situazione paradossale:
la ridistribuzione delle terre, che era una delle grandi aspirazioni
dei contadini siciliani alimentata anche dalle promesse di Garibaldi,
non solo non si realizzò nei modi sperati, ma divenne un
grande inganno che determinò un progressivo impoverimento
del mondo contadino e bracciantile, fino a giungere alle condizioni
di estremo degrado e di miseria dei primi anni ‘90 (dell'Ottocento).
Queste condizioni furono oggetto di molteplici inchieste pubbliche
e private, da quella, famosa, di Franchetti e
Sonnino del 1874, a quella parlamentare del 1875,
fino alla nuova “inchiesta agraria” del 1884 guidata
dal parlamentare siciliano Abele Damiani, che tracciò
un quadro completo delle misere condizioni economiche,
morali e sociali dei contadini.
Damiani concludeva così la sua relazione:
“Questi fatti dovrebbero ormai impensierire
e le classi colte e il Governo; che non si sciolgono le questioni
coll’indifferenza, rifiutandosi dal preoccuparsene e tanto meno poi
soffocandole con la forza…
Chi può prevedere dove si andrà a finire perdurando questo stato d’abbrutimento?”.
Antonio Vitellaro
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